L- Erskine Caldwell: Un povero scemo
Qualche mese di vita di Blondy Niles, ex pugile squattrinato convinto da un manager senza scrupoli a tornare sul ring per un paio di incontri truccati a sua insaputa.
Blondy è “un povero scemo”, un uomo inadatto alla vita, uno deciso a gettarsi solo contro un piccolo gangster per vendicare la donna amata, pronto anche a rimetterci la vita.
Il romanzo scorre come un torrente torbido, evocato di fronte ai nostri occhi dal consueto stile minimale e graffiante tipico di Caldwell.
Più breve, ma non meno efficace delle opere più note (“La via del tabacco”, “Fermento di luglio”, “Il piccolo campo”), questo piccolo capolavoro abbandona l’ambientazione agricola a cui Caldwell ci ha abituati per concentrarsi su una città popolata da prostitute e gangsters, cliniche illegali e piccola criminalità.
I cittadini del romanzo (fatta eccezione per i due personaggi femminili di Luise e Doroty, decisamente positivi) risultano non meno crudeli, perversi e ignoranti dei contadini che popolano il resto della produzione caldwelliana.
Le incursioni nel "grottesco" sono semplicemente eccezionali (si pensi al discorso del Signor Boxx sul rapporto tra i vivi e i morti).
La classica forma “in tre atti” (perfettamente rispecchiata dalla tripartizione dell’opera) fa di quest’opera l’archetipo del romanzo americano clasico.
Quanto dovremo aspettare prima che qualche casa editrice si decida a ripubblicare le opere di Caldwell?
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