Wednesday, November 23, 2005

L- Cornell Woolrich: "La donna fantasma"


La donna fantasma è un piccolo capolavoro di scrittura cinematografica, fatto di ellissi e di bruschi cambi di ritmo, di focalizzazione esterna, un romanzo che mostra, senza mai dichiarare; l'autore stesso non ne fa mistero, ricorrendo in più d'un' occasione a metafore di stampo cinematografico, e talvolta (come nella scena in cui una donna è presa tra il suo assassino e un paio di fari puntati come riflettori cinematografici) arriva a invertire il classico rapporto Letteratura-Cinema reintroducendo quest'ultimo nella prima.
Data la qualità della scrittura, non stupisce che un buon numero di romanzi e racconti di Woolrich siano stati oggetto di trasposizioni cinematografiche più o meno fortunate (es. "la finestra sul cortile" di Hitchcock, "la donna fantasma" di Siodmick e "la sposa in nero" di Truffaut).
Lo stile asciutto di Woolrich non si distacca dall' essenzialità tipica del Noir classico (con l'ovvia eccezione del più ricco tono chandleriano), se non forse per una certa disposizione alla riflessione (evidentemente radicata nell'autore, e non nei personaggi) che fanno di lui "il meno duro della scuola dei duri".
La trama funziona in maniera quasi miracolosa, come un'orologio del quale non si riescano ad intuire gli scatti...
I mutamenti di ritmo, ai quali si è già accennato seguono l'esempio del grande cinema classico; se l'azione (dove non è messa in ellissi) diventa fulminea, le pause, le attese risultano snervanti.
Le uniche due note negative vanno al personaggio di Carol Richman "la ragazza", che esce quasi piatto da un processo di idealizzazione, e al lungo, didascalico finale attraverso il quale gli ultimi dubbi e le perplessità del lettore vengono sciolti.

La donna fantasma vale certamente la pena di essere letto, non per i suoi personaggi, non per i suoi luoghi, forse neppure per i fatti, ma per la scelta stilistica di seguire, nei diversi capitoli, ora un personaggio, ora altro, come una macchina da presa persa in una serie di soggettive, o impegnata a seguire un solo personaggio alla volta, e molto attenta a sottrarre, ad occultare, fino all'inatteso finale.
La penna di Woolrich non pone il lettore in una posizione privilegiata, favorevole, ma semmai nella più sfavorevole possibile.

Per chiudere, una delle domande che tengono sveglio il lettore durante la lettura: "come si fa ad affidarsi ad un ingegnere che si improvvisa investigatore, quando c'è in ballo la propria vita?"
Già, perchè gli ingegneri sono fermamente convinti che la linea retta sia la via più breve tra due punti, mentre tutti i lettori con un minimo di esperienza nel genere noir sanno che spesso non esiste nessuna linea retta che congiunga il punto di partenza, e quello al quale non si può fare a meno di arrivare.

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