Thursday, March 30, 2006

C- James Mc Teigue:V per Vendetta


Da un soggetto e una sceneggiatura dei fratelli Wachowski (già ben noti per l’acclamatissimo, seguitissimo, fastidioso Matrix), e diretto dal quasi esordiente Mc Teigue, ecco l’ennesimo film estratto da un fumetto; che sia Marvel o DC comics, la faccenda non cambia (gli appassionati del fumetto non me ne vogliano, qui si parla di cinema) ecco l’ennesimo film pieno zeppo di effetti speciali, scene d’azione non sempre riuscite, dialoghi che rasentano l’insopportabile e qualche idea ridotta all’osso a sostenere il povero insieme.
Ricordate “Spiderman”? Da grandi poteri derivano grandi responsabilità…
Ricordate “L’ultimo supereroe?” Ogni supereroe ha bisogno di un antagonista…
Sulla scia di questa bella filosofia da fumetto patinato (sempre spiacevolmente vuota e infantile), ecco la morale di V per Vendetta: “le idee sono a prova di proiettile.”

In un improbabile stato totalitario affermatosi in Gran Bretagna dopo la diffusione di una nuova “Peste” negli Stati Uniti, la popolazione è sottoposta ad uno stato di polizia, l’opinione pubblica, grazie al monopolio televisivo, è agevolmente pilotata dal governo dell’alto cancelliere Sutler.
Eroe solitario che lotta per la libertà, l’uomo che si fa chiamare V e si nasconde dietro una maschera di Guy Fawkes (artefice del poco fortunato “Gunpowder Plot” del 1605) è un anti-eroe troppo infallibile, noioso e dalla parlantina facile (che almeno nella sequenza iniziale risulta abbastanza poco digeribile), deciso a liberare la popolazione dall’oppressione, seppur spinto da un’egoistica voglia di vendetta nei confronti di alcuni alti papaveri tra i quali l’alto cancelliere stesso.
Il suo progetto? Far saltare in aria il parlamento, e le autorità non hanno che un anno per fermarlo.
Inutile dire che l’eroe, con l’aiuto della preziosa (almeno nella parte conclusiva del film) alleata Evey (Nathalie Portman che fa del suo peggio per risultare quasi inguardabile) riuscirà nel suo intento, facendo saltare in aria il parlamento davanti ad una folla semi-inferocita e mascherata (e dando con questo vita ad una delle sequenze più riuscite dell’intero film).
La vicenda (tanto scarna da richiedere decisamente meno dei 120 minuti che invece occupa) si muove, purtroppo, in modo tutt’altro che inesorabile verso un ovvio finale, senza senso del ritmo, senza gusto per i personaggi, senza colpi di scena e senza suspence.
La ridicola critica politica di gran moda (della quale i fratelli Wachowski hanno già dato un saggio in matrix), orientata alla società del controllo, ai totalitarismi in genere, alla scienza incontrollata e incontrollabile, priva di tensione etica, abusata e manierata, non aggiunge valore ad un opera di per se’ tutt’altro che eccelsa.
Che dire allora di questo tanto atteso “V per Vendetta?” ci spiace per gli appassionati di fumetti (diciamolo ancora, qui si tratta di cinema), ma forse uno dei punti forti del film è nella mimica facciale del protagonista, ahimè, resa illeggibile dalla maschera…

Labels: ,

Sunday, March 26, 2006

C- Robert Bresson : Pickpocket


Michel è un giovane borseggiatore che ha scelto l’illegalità come mezzo di critica nei confronti di una società priva di spazi di espressione e di auto-realizzazione; al primo tentativo di borseggio, avvenuto in un ippodromo, il ragazzo viene arrestato, ma subito rilasciato per mancanza di prove.
La sua tecnica migliora (anche grazie all’incontro, quasi casuale, con un collega borseggiatore decisamente più esperto) e il ragazzo prosegue nella sua carriera spinto dall’idea che il delitto, compiuto da una ristretta cerchia di persone elette debba essere tollerato (teoria che espone anche ad un commissario di polizia attirandone la curiosità).
La scelta di Michel non è irrevocabile, eppure ad ogni tentativo di crearsi una vita pulita, il giovane cede alla tentazione, ricadendo in una pericolosa illegalità; alla fine la polizia avrà la meglio, ed il ragazzo finirà in carcere, ma al momento del castigo scoprirà di amare Jeanne, e di esserne ricambiato.
Pickpocket, come tiene a precisare il regista durante i titoli di testa, non è un film poliziesco, ma un' opera chiaramente cristiana, pervasa da toni Dostojevskiani, (l’amore scoperto/trovato al momento dell'incarcerazione non può non ricordare "Delitto e Castigo", l’idea del protagonista che il delitto debba essere concesso ad alcune persone era già stata espressa da Raskolnikov' ), incentrata sui temi del peccato e della tentazione, e segnata dalla grazia finale (segno di un ottimismo destinato a scomparire nelle ultime opere di Bresson).
La fragmentazione dei corpi (si pensi alle scene di borseggio con i loro particolari di mani e polsi e dita, del resto già utilizzati in “un condannato a morte è fuggito”) e dello spazio (assolutamente lampante nelle scene d’interno della stazione affollata), una recitazione piatta e interiore, quasi priva di enfasi e tutt’altro che teatrale, fanno di Pickpocket un'opera simbolo di una stagione cinematografica ormai tristemente conclusasi, quella del grande cinema d’autore Europeo.

Labels: ,

Tuesday, March 14, 2006

L- Aa.Vv.: L’età d’oro del crimine


Originariamente compilata da Pharos books, questa ottima antologia di genere “true crime” raccoglie racconti apparsi negli Stati Untiti nel periodo dal 1905 al 1960.
Spesso firmati da personaggi di spicco della letteratura noir (come Dashiel Hammett, Jim Thompson, Earl Stanley Gardner, Lionel White, Robert Bloch), questi racconti offrono una panoramica ampia ed interessante su un genere scomparso, ma che ha fortemente influenzato la nascita dell’ Hard Boiled (ad una prosa iper-realista, cruda e tagliente, corrisponde la crudezza della realtà alla quale questa si ispira, il suo essere crudelmente reale).
Alla fiction di riviste quali la ben nota “Black Mask”, si affianca dunque il quasi-reportage del true crime, segnato da una riduzione ai minimi termini dell’elemento letterario; ma, stranamente nel passaggio dalla realtà al romanzo, queste storie spesso si ammorbidiscono piuttosto che divenire più crude, e, come fa giustamente notare Gianfranco Manfredi nella sua introduzione al volume, dire che la realtà supera la fantasia non è in questo caso rispolverare a sproposito un luogo comune.
Da segnalare il racconto di Robert Bloch sul caso di Ed Gein (recentemente protagonista di una biografia cinematografica oltre che ispiratore dello stesso Bloch per la scrittura di “Psyco”, e di Thomas Harris per il suo “Il silenzio degli innocenti”), “L’indizio del catalogo” di Jim Thompson, e “L’indizio della lettera anonima” di Lionel White (ben noto per il suo “Rapina a mano armata” dal quale Kubrik trassel’omonimo film sceneggiato da Jim Thompson e per “il bandito delle 11” portato sugli schermi da J.L. Godard).
“L’età d’oro del crimine”è edito da Anabasi.

Labels: , , ,

Saturday, March 11, 2006

L- Léo Malet: Nebbia sul ponte di Tolbiac


Il vecchio anarchico Abel Benoit, ricoverato all’ospedale della Salpetrière, ha cercato di mettersi in contatto con il detective Nestor Burma, ma è morto prima dell’arrivo di questo; ma perché ha cercato proprio lui? Si tratta di uno scherzo di cattivo gusto, o davvero i due si sono conosciuti in qualche momento definitivamente uscito dalla memoria del privato?
Ambientato nel XIII arrondissement, questo romanzo brevissimo e geniale, imperniato sul contrasto tra l’idealismo e la perdita degli ideali si affida in larga misura alla memoria di Nestor Burma stesso, rivelandoci molti particolari sulla sua adolescenza.
La vicenda, apparentemente senza via d’uscita è vissuta attraverso l’occhio del detective, dotato di un sarcasmo, di un’ironia del tutto fuori dal comune.
Nel rivivere il suo doloroso passato, Burma tornerà a farsi schiacciare da un quartiere fatto di miseria, di freddo, di vento, di nebbia, che insieme a qualche residua illusione, riuscirà a portargli via l’amore.

Questo romanzo, parte dei “Nuovi misteri di Parigi” (un ciclo di 15 romanzi ambientati ognuno in un diverso arrondissement, come una guida di Parigi presentata attraverso il crimine) è edito, in Italia, da Fazi editore.

illustrazione tratta dalla fortunata trasposizione a fumetti operata da Jacques Tardi

Labels: , , , ,

Friday, March 10, 2006

L- Albert Simonin: Grisbi


Max il bugiardo è un vecchio gangster ormai deciso a cambiare vita; lui ed il suo complice Riton hanno messo a segno un colpo da cinquanta milioni di franchi, ma qualcuno deve aver parlato, e una banda rivale è decisa a farsi rivelare il nascondiglio del Grisbi.
Chi può aver parlato? E’ ancora possibile uscirne puliti e salvare il malloppo?
Dalla penna di Albert Simonin, una delle figure più importanti della letteratura noir francese del secondo dopoguerra (e, come Le Bréton, grande innovatore del linguaggio poliziesco), una storia torbida e senza riscatto, trasportata da dialoghi brillanti e sboccati, crudi e poetici.
I personaggi di Simonin si muovono sicuri in una Parigi notturna fatta di cafés, di cabarets, di bordelli, una città sporca e bagnata, popolata di piccoli gangster, di donne infedeli, di poliziotti impotenti, di piccola malavita.
E’ il Grisbi, il denaro dei “dritti” (per il protagonista e per quelli come lui le persone comuni, gli onesti lavoratori, sono fessi, o gonzi ), che fa muovere tutti i personaggi, è il grisbi che mette in moto la vicenda, ed è ancora il grisbi che la chiude, e mentre Max il bugiardo lotta per potersi permettere una vita migliore, qualcuno si innamora, qualcuno muore, qualcuno si fa sfregiare, stuprare, o semplicemente torna a confondersi con gli avventori di un bar malfamato, pieno di vino e di fumo.
Lo stile eccellente, l’uso dell’argot (mantenuto come possibile e il più possibile nell’ ottima traduzione italiana di Franco Salerno), i personaggi ben definiti (forse un po’ prevedibile il comportamento delle donne, tutte assolutamente infedeli e sempre alla ricerca del grisbi) sullo sfondo di una meravigliosa Parigi in bianco e nero, fanno di questo grande classico della letteratura noir un romanzo in cui gettarsi senza esitazioni.

Da questo romanzo di Simonin Jacques Becker ha tratto il suo “Touchez pas au Grisbi” (1954) interpretato da Jean Gabin e Jeanne Moreau.

Grisbi è edito da Sonzogno.

Labels: , , , , ,