Friday, March 06, 2009

L- Stuart Kaminsky: Assassinio sul sentiero dorato


“L’ascensore si fermò al nono piano con un cigolio. Decisi che avrei messo il mio uomo alle strette con qualcosa di molto vicino alla verità. Magari l’avrei fatto arrabbiare al punto che si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa. Non riuscivo a immaginare la scena di me che usavo la forza contro un nano, ma probabilmente ne sarei stato capace. Forse sarei riuscito a spingerlo a farmi arrabbiare quanto bastava.” (1)

1940. Toby Peters, ex poliziotto dell’LAPD, ex buttafuori ed ex responsabile della sicurezza per conto della “Warner Brothers”, si guadagna da vivere come investigatore privato risolvendo casi di quart’ordine. Per risparmiare sulle spese, ha per ufficio una stanza in sub-affitto nello studio di un’improbabile dentista. Quando Louis Mayer, proprietario della notissima casa di produzione cinematografica “Metro-Goldwyn-Mayer” lo convoca nei suoi studios per affidargli le indagini sulla morte di una comparsa, Peters accetta senza esitazione: quello che non sa, è che il suo nuovo datore di lavoro lo ha scelto sperando che facesse pressioni sul fratello Phil (membro dell'LAPD ufficialmente incaricato delle indagini), per convincerlo a mantenere il silenzio sulla faccenda. Ma il signor Mayer non sa che i rapporti tra Toby Peters e suo fratello non sono dei migliori…
Impegnato nelle indagini sulle morte di un nano travestito da “marameo”, ritrovato cadavere, a più di un anno dalla fine delle riprese, sul set del film Il mago di Oz di Victor Fleming, e costretto ad agire senza l'aiuto delle autorità, lo scalcagnato detective si troverà nel mirino di una serie di maldestri gangster, e, prima della soluzione del caso, (risolto anche grazie alla collaborazione di un aiutante d’eccezione: il padre dell’hard boiled Raymond Chandler) salverà la vita alla giovane Judy Garland, vero e proprio simbolo dell’innocenza nella Hollywood degli anni ’40…

Romanzo breve, ben scritto (anche attraverso un recupero del lessico tipico dell’hard boiled delle origini che ahimè, in parte si perde in una traduzione non sempre all’altezza del testo), surreale, politicamente scorretto come lo si poteva essere solo negli anni '40, follemente ironico, ma anche piuttosto prevedibile nello svolgimento strettamente giallo(2), Assassinio sul sentiero dorato trae buona parte del suo fascino dalla dimensione meta-narrattiva, dal riuso, in funzione d’omaggio, di modi, toni, personaggi, situazioni, soluzioni narrative ed escamotages tipici del noir degli albori (3).
Gli aspetti meno credibili del genere (infallibilità e quasi immortalità, irresistibile fascino dell’eroe ecc.) sono qui deformati, secondo una certa tendenza del noir post-moderno (4), con un fare farsesco e vivace, come a voler correggere il difetto di realismo attraverso l’esagerazione dei tratti comici e incredibili.

Romanzo noir che coniuga La sorellina di Chandler con l'ironia (che deforma l'affresco storico, ma senza riuscire a cancellarlo) dei Racconti di Pat Hobby di F. Scott Fitzgerald, il surrealismo di Brautigan con la durezza di Hammett, Assassinio sul sentiero dorato, di Stuart Kaminsky, edito in Italia da Einaudi, è Il libro che ogni filologo, amante del genere e feticista del cinema classico dovrebbe avere nella sua libreria.




(1) Stuart Kaminsky, Assassinio sul sentiero dorato, Einaudi, Torino 2005, p. 115.
(2) Le trovate surreali abbondano, ma la trama gialla, costruita attraverso un collage di clichés d’epoca risulta, per gli appassionati del genere, piuttosto prevedibile.
(3) Pilastri della moderna narrativa poliziesca quali Hammett, Chandler, Latimer, Mickey Spillane (anche nella trasposizione cinematografica: l’ambiente della palestra riporta alla mente il club sportivo di Un bacio e una pistola di Robert Aldrich) sono qui riletti con gli occhi del moderno scrittore-lettore, evidentemente sofferente, come molti fanatici del genere, di una bulimia basso-letteraria che ha trovato il suo luogo elettivo nell’America degli anni ‘40/’50, segnata dal fenomeno culturale della letteratura pulp.
(4) Pensiamo non solo al noto Hector Bélascoaran di Paco Ignacio Taibo II, ma anche al meno fortunato (perché sottorappresentato in Italia) C. Card, protagonista dell’incredibile Sognando Babilonia di Richard Brautigan (Marcos y Marcos). In ogni caso, questo scarso realismo dei romanzi noir degli albori, ormai vero e proprio luogo comune della critica letteraria di genere, andrebbe ripensato: sembra infatti il riflesso di una valutazione negativa della letteratura (soprattutto cinematografica) successiva ispirata ai romanzi dell’epoca, retrospettivamente proiettata.

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1 Comments:

At 1:31 PM, Anonymous Achim Brauweiler said...

Thhanks for this

 

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