Monday, February 02, 2009

L- André Héléna: Un uomo qualunque

Un tempo, il giovane parigino Balthazar Bornillot aveva un lavoro normale, onesto, rispettabile; poi, l’amore per la bella Gisèle lo ha spinto a cercare una scorciatoia, un modo per passare, con un rapido salto, dalla relativa, misera, tranquillità dell’aiuto di bottega, alla facile agiatezza del malvivente. Ma i criminali, si sa, difficilmente scendono a patti con ragazzini sprovveduti o complici alle prime armi, e se lo fanno sono pur sempre pronti a tornare sui loro passi. Così Bornillot, coinvolto in un colpo teoricamente perfetto e destinato a restare impunito, si ritrova con l’intera banda di Scipioni alle calcagna. E man mano che la scia di cadaveri che, nella sua inutile lotta per la sopravvivenza, si lascia alle spalle, si allunga, anche la polizia inizia ad interessarsi al caso…

Non c’è aggettivo migliore di “classico”(1) per definire Un uomo qualunque di Andre Héléna; Le demi-sel, romanzo scritto, probabilmente tra la fine degli anni '40 e i primi anni ’50(2), da un autore poco oltre la trentina, già molto prolifico ma poco amato da librai ed editori, è infatti un polar prima maniera, denso, cupo, scuro, umido, nebbioso, spiccatamente tragico(3), il cui stile meraviglioso trova un valido paragone letterario solo nella Trilogie Noire di Malet, o nelle migliori pagine di Simenon (si pensi, ad esempio, a La casa sul canale, Pioggia Nera, La neve era sporca, I fantasmi del cappellaio).
La tematica, cara al realismo poetico dei tardi anni ’30, dell’uomo disperato che individua un’occasione di riscatto in un amore ideale, altissimo e incontenibile, per ritrovarsi tradito o beffato, l’ultima via di scampo dalla miseria dell’esistenza negata in extremis, è qui tracciata con le tinte forti tipiche del clima letterario che ha visto la nascita di capolavori quali J’irai cracher sur vos tombes di Boris Vian e La vie est déguelasse di Léo Malet.
Il protagonista, un semplice garzone di bottega, un "uomo qualunque", povero ma onesto, si trasforma, per via di un paio di passi falsi(4), nel prototipo dell’homme traqué tanto caro alla letteratura nera (si pensi, per esempio, al classico Rififi di Auguste Le Breton) e al cinema polar (esemplari Frank Costello faccia d’angelo e Le cercle rouge, entrambi di Jean-Pierre Melville, ma anche Grisbi di Jacques Becker)e, nell'impossibilità di tornare sui suoi passi, sprofonda in una miseria sempre più cupa, fino a soccombere ad un destino forte e inevitabile.

Un uomo qualunque(4), di André Héléna, edito in Italia da Fanucci, è il romanzo imperdibile di un autentico maestro; una delle migliori riscoperte degli ultimi anni.




(1) Sempre a patto che il termine “classico” non sia preso a sinonimo di “prevedibile”.
(2) Recensori, editori e responsabili di introduzione (l’incredibile Léo Malet, le cui parole entusiaste, dovrebbero valere più di qualunque recensione positiva) e postfazione (Massimo Carlotto e Laurent Lombard) parlano di lui come di un autore imprescindibile, uno dei noiristi più prolifici d’Europa, eppure, è praticamente impossibile trovare notizie precise su Héléna; al massimo ci si imbatte in una data di nascita, il 7 aprile 1919, o un anno di morte, il 1972, che vide l’autore spegnersi in un quasi assoluto silenzio.
(3) Nel caso di Un uomo qualunque, il riferimento alla tragedia classica è giustificato non solo dalla presenza di un destino prepotente e indomabile, che decreta la sconfitta di ogni personaggio (dal capobanda senza speranza, al braccio destro sfortunato, dal protagonista, un demi-sel, un quasi-innocente, al poliziotto che attende impotente l’avverarsi di un’inevitabile tragedia familiare), ma anche dal rispetto delle regole di unità di luogo e di tempo: l’intera vicenda dura poco più di una giornata e gli spostamenti, che avvengono rigorosamente a piedi, sono ridotti all’essenziale.
(4) Un uomo qualunque è il secondo capitolo del ciclo Le compagnons du Destin, concepito come un’antologia di forme del malessere tipico del secondo dopo-guerra; l’ovvia associazione tra gli ambienti descritti da Héléna, e la Parigi livida e sbrecciata (anche moralmente) dei film di Carné, (le vie vuote e desolate percorse da Balthazar richiamano alle mente le strade notturne di Mentre Parigi dorme, e l’impennata finale dell’intreccio prende il via da un delitto passionale che ricorda da vicino l’omicidio di Valentin in Alba tragica) non è dunque così insensata.

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