L- Hugues Pagan: In fondo alla notte
Jacques Cavallier, quarantacinquenne ex-agente della giudiziaria, un passato da dimenticare alle spalle, ha lasciato la polizia e si è imposto l’esilio in provincia. Qui passa le giornate scrivendo articoli di poco conto per un modesto quotidiano, e le nottate ascoltando vecchi LP della “Sun Records”, andando in giro sulla sua vistosa Ford V8 e scolando bottiglie. I colleghi del giornale già lo danno favorito tra i possibili successori dello stanco caporedattore Tellier; poi, un giorno, le ombre lunghe di un torbido passato, un passato da poliziotto di città dal grilletto facile e dalla dubbia moralità, offuscano la sua tranquilla esistenza da giornalista di provincia.
Una serie di ingenti versamenti bancari effettuati da uno sconosciuto, l’intempestiva visita di una vecchia fiamma e di un ex-collega, la scomparsa del vecchio Chess, ex-funzionario della giudiziaria, e un attentato ai suoi danni richiamano Cavallier all’azione, ma alla fine, a dargli la forza di riesumare l’automatica dal fondo di un cassetto, sarà l’amore per la bionda ventenne Anita…
In fondo alla notte, romanzo brevissimo, intenso e odoroso di polvere da sparo (senza per questo risultare pirotecnico nel senso spettacolare, fantastico e anti-realistico del termine) che mantiene, a dispetto di una visibile sproporzione tra l’avvio e lo scioglimento(1), un andamento ultra-serrato e inesorabile, erige la reticenza a sistema. La narrazione in prima persona, fortemente interiore, retta più da un rimuginare continuo su un passato non detto, che su una chiara analisi del presente(2), rende la vicenda quasi impenetrabile fino alle ultime battute; il lettore, allo scuro della maggior parte dei fatti, non può che seguire il protagonista nelle sue incerte interpretazioni fino allo scioglimento finale.
I retroterra politici “suggeriti” e mai “dichiarati”, la corruzione e la tendenza al compromesso diffuse all’interno degli organi di polizia, abbozzate con pochi tratti, la dolente evocazione della tensione tra istinto e senso del dovere da parte di un personaggio che, una volta, in un passato remoto ma non sepolto, ha ceduto alla tentazione di “fare giustizia” piuttosto che “tutelare la legge”, completano un romanzo misuratissimo e stilisticamente perfetto.
Lasciamo che siano gli altri ad istituire facili paragoni tra l’esperienza dell’autore come ispettore della polizia parigina e la visione disincantata del mondo(3) espressa nei suoi romanzi; ormai sappiamo che il realismo letterario è frutto di uno sguardo particolare, non il risultato prevedibile a priori di una serie di eventi personalmente vissuti, e poi Pagan non ha bisogno di espedienti di questo tipo: i suoi intrecci e la sua prosa parlano per lui.
Il romanzo In fondo alla notte, di Hugues Pagan, è edito in Italia da Meridiano Zero.
(1)Le minacce fisiche ai danni di Cavallier iniziano piuttosto tardi e le scene di azione propriamente dette occupano uno spazio relativamente ridotto, eppure fin dalla prima visita del protagonista in banca, fin da quel “Martin non mi credeva. Il boccone da mandare giù era aspro come il fumo di quella sigaretta. La prima dopo quindici mesi.” (H. Pagan, In fondo alla notte, Meridiano Zero, Padova 2009, p. 6.), il lettore sa che il personaggio si trova sull'orlo del baratro; anzi, è proprio l’aria da catastrofe imminente che si respira, inspiegabilmente, fin dalle prime pagine, a conferire a In fondo alla notte gran parte del suo fascino da noir neo-classico.
(2)Che il lettore non si aspetti dei chiarimenti nel senso classico del termine, neppure sul finale (anche se l’autore non sa resistere a una piccola ricostruzione operata con le informazioni parziali reperite dal bonario Fabre): Pagan non fa sconti, e il suo protagonista non si sbottona mai.
(3)Anche perché, ridurre il lavoro di un autore come Pagan ad una semplice ri-sistemazione della realtà equivarrebbe ad annullare completamente la dimensione meta-narrativa dei suoi romanzi (all’interno della quale il protagonista-lettore intradiegetico appare come versione realizzata del lettore extradiegetico: mentre questo si limita a fruire passivamente dell'opera d'arte, il protagonista modella la propria intera esistenza su basi letterarie), il suo gusto per la citazione, a trascurare la sua cultura letteraria, cinematografica e musicale.
Una serie di ingenti versamenti bancari effettuati da uno sconosciuto, l’intempestiva visita di una vecchia fiamma e di un ex-collega, la scomparsa del vecchio Chess, ex-funzionario della giudiziaria, e un attentato ai suoi danni richiamano Cavallier all’azione, ma alla fine, a dargli la forza di riesumare l’automatica dal fondo di un cassetto, sarà l’amore per la bionda ventenne Anita…
In fondo alla notte, romanzo brevissimo, intenso e odoroso di polvere da sparo (senza per questo risultare pirotecnico nel senso spettacolare, fantastico e anti-realistico del termine) che mantiene, a dispetto di una visibile sproporzione tra l’avvio e lo scioglimento(1), un andamento ultra-serrato e inesorabile, erige la reticenza a sistema. La narrazione in prima persona, fortemente interiore, retta più da un rimuginare continuo su un passato non detto, che su una chiara analisi del presente(2), rende la vicenda quasi impenetrabile fino alle ultime battute; il lettore, allo scuro della maggior parte dei fatti, non può che seguire il protagonista nelle sue incerte interpretazioni fino allo scioglimento finale.
I retroterra politici “suggeriti” e mai “dichiarati”, la corruzione e la tendenza al compromesso diffuse all’interno degli organi di polizia, abbozzate con pochi tratti, la dolente evocazione della tensione tra istinto e senso del dovere da parte di un personaggio che, una volta, in un passato remoto ma non sepolto, ha ceduto alla tentazione di “fare giustizia” piuttosto che “tutelare la legge”, completano un romanzo misuratissimo e stilisticamente perfetto.
Lasciamo che siano gli altri ad istituire facili paragoni tra l’esperienza dell’autore come ispettore della polizia parigina e la visione disincantata del mondo(3) espressa nei suoi romanzi; ormai sappiamo che il realismo letterario è frutto di uno sguardo particolare, non il risultato prevedibile a priori di una serie di eventi personalmente vissuti, e poi Pagan non ha bisogno di espedienti di questo tipo: i suoi intrecci e la sua prosa parlano per lui.
Il romanzo In fondo alla notte, di Hugues Pagan, è edito in Italia da Meridiano Zero.
(1)Le minacce fisiche ai danni di Cavallier iniziano piuttosto tardi e le scene di azione propriamente dette occupano uno spazio relativamente ridotto, eppure fin dalla prima visita del protagonista in banca, fin da quel “Martin non mi credeva. Il boccone da mandare giù era aspro come il fumo di quella sigaretta. La prima dopo quindici mesi.” (H. Pagan, In fondo alla notte, Meridiano Zero, Padova 2009, p. 6.), il lettore sa che il personaggio si trova sull'orlo del baratro; anzi, è proprio l’aria da catastrofe imminente che si respira, inspiegabilmente, fin dalle prime pagine, a conferire a In fondo alla notte gran parte del suo fascino da noir neo-classico.
(2)Che il lettore non si aspetti dei chiarimenti nel senso classico del termine, neppure sul finale (anche se l’autore non sa resistere a una piccola ricostruzione operata con le informazioni parziali reperite dal bonario Fabre): Pagan non fa sconti, e il suo protagonista non si sbottona mai.
(3)Anche perché, ridurre il lavoro di un autore come Pagan ad una semplice ri-sistemazione della realtà equivarrebbe ad annullare completamente la dimensione meta-narrativa dei suoi romanzi (all’interno della quale il protagonista-lettore intradiegetico appare come versione realizzata del lettore extradiegetico: mentre questo si limita a fruire passivamente dell'opera d'arte, il protagonista modella la propria intera esistenza su basi letterarie), il suo gusto per la citazione, a trascurare la sua cultura letteraria, cinematografica e musicale.
Labels: Cavallier, Hugues Pagan, Letteratura, Letteratura Francese, Letteratura Noir, Narcotraffico
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