Thursday, March 12, 2009

L- Richard Brautigan: Il mostro degli Hawkline


Alla fine dell’enorme cumulo di vestiti, c’era una testolina che sbucava dalla camicia. Il colletto della camicia gli circondava la testa come un hula hoop. L’espressione di quieto riposo di chi è andato, come dicono, al cospetto del Creatore, era rimasta inalterata sul viso del maggiordomo nel passaggio da gigante a nano, solo che chiaramente era molto più piccola.(1)


Usa 1902. Strani avvenimenti turbano la villa degli Hawkline, una grande e tetra dimora vittoriana costruita su cave di ghiaccio misteriosamente poste nel bel mezzo del deserto: il padrone di casa, professore ad Harvard e brillante scienziato(2) impegnato in una serie di esperimenti chimici di importanza vitale per il futuro dell’umanità, scompare nel nulla durante una seduta nel suo laboratorio, e un invisibile mostro inizia ad attentare alla tranquillità dei superstiti.
Le due figlie del professore, rimaste sole ma intenzionate a portare a termine l’esperimento paterno, e stufe di sottostare ai dispetti del misterioso (ma apparentemente inoffensivo) mostro, assoldano Greer e Cameron, due imbattibili killer girovaghi…

Il mostro degli Hawkline è un romanzo vivido, comico, sperimentale, folle, che riporta alla mente, per associazione, i brani del Dylan cantore psichedelico e brillante “sinestesista” (quello di Stuck inside of Mobile with the Memphis blues Again e dell’incredibile “there's only one I've met/ an' he just smoked my eyelids/ an' punched my cigarette” (3)), attraversato da velate (ma innegabili) riflessioni contro-culturali(4), e pieno zeppo di riferimenti e topoi del western-pulp, del romanzo gotico(5), della letteratura fantastica (6) opportunamente sformati in una parodia che alterna i generi senza mai miscelarli, amplificando al massimo gli effetti grotteschi.
La meravigliosa traduzione di Enrico Monti, assolutamente fedele al lessico e alle strutture semantiche americane, consolida, così come avviene nella versione originale, sul piano stilistico, il carattere straniante (verrebbe da dire “spaesante”(7)) della narrazione.

Il mostro degli Hawkline
di Richard Brautigan è edito in Italia da ISBN.



(1) Richard Brautigan, Il mostro degli Hawkline, ISBN, Milano 2008, p. 129.
(2) Ma forse, piuttosto, alchimista impegnato, con finalità diverse, in un folle esperimento formalmente analogo a quello tentato dal malvagio antenato che scatenava le oscure presenze in The case of Charles Dexter Ward di H.P. Lovecraft.
(3) Rischi connessi al progresso scientifico, male “morale” che rinasce all’interno delle comuni (quella dei “Chimici”), incertezza dell’identità (le due gemelle indistinguibili che cambiano nel tempo ma rimangono pur sempre identiche a se stesse), consumismo e produzione di massa (i mille ombrelli neri che invadono la casa), feticismo degli oggetti (l’assurdità psicanalitica del portaombrelli-genitore), società e controllo del pensiero, sono solo alcuni dei temi (spesso deformati, sotto il filtro comico e la patina onirica del romanzo, fino ad una quasi completa illeggibilità), sepolti sotto l’imprevedibile Mostro degli Hawkline.
(4) “Ne ho incontrato solo uno/, ma si è solo fumato le mie palpebre/ e ha preso a pugni la mia sigaretta”.
(5) Il gotico britannico, sradicato dalla sua patria geografica e “malamente” innestato in un deserto nord-americano, senza nessun tentativo di ammorbidimento degli ovvi contrasti (che ci fa una casa vittoriana nel bel mezzo di uno sfondo western? E le cave di ghiaccio in mezzo al deserto?
(6) Si ritrovano, per limitarsi agli esempi più ovvi, eco da Alice nel paese delle meraviglie e Frankenstein, da Il giro di vite, e The case of Charles Dexter Ward, ma anche atmosfere e dialoghi usciti dritti dritti da quel piccolo capolavoro di auto-biografia sognante e romanzata che è Avventure nel commercio delle pelli del gallese Dylan Thomas.
(7) Questo carattere “spaesante” è per lo meno singolare se si considera che in ambito classico il genere era trattato come un insieme di regole stilistiche e tematiche codificate alle quali il produttore era tenuto ad adeguarsi, come per un tacito accordo, per garantire al fruitore (amante di un determinato genere) il gradimento dell’opera proposta. L’operazione di Brautigan, di segno opposto, non sarà forse originale (tentativi anche più “fini” di allargamento, di sovvertimento delle regole, condotti dall’interno dei generi, erano da tempo all’ordine del giorno), ma è ben recepita (un ovvio omaggio può essere rintracciato, ad esempio nel romanzo Fuoco nella polvere di Joe R. Lansdale, scritto nel 2001 ma proposto ai lettori italiani, per iniziativa di Fanucci, solo nel 2008) ed efficace: l’inattesa assurdità fiabesca del racconto spiazza il lettore e lo costringe a interrogarsi sulla realtà “veramente” distorta e “spaesante”, quella extra-diegetica.

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