Saturday, November 22, 2008

M- Marianne Dissard: L’entredeux


"On s'aime Bien, ça ne se dit pas / On est en guerre, ça ne se voit pas."
(Ci amiamo, non si direbbe / siamo in guerra, non lo si vede.)
Marianne Dissard, Indiana Song


Carla Bruni, attuale first lady francese, si è conquistata, a partire dal 2003 (anno d’uscita del suo primo album Quelqu’un m’a dit), l’attenzione del pubblico internazionale, con la riproposizione di una formula musicale tipicamente francese, quella della canzone d’amore sussurrata, da ascoltare a basso volume.

Il recente crollo di immagine(1) della Bruni, che ha portato il pubblico a snobbare l’album Comme si de rien n’était (uscito lo scorso 21 luglio), ha ovviamente lasciato un buco nel panorama musicale: qui entra in gioco L’entredeux, disco d’esordio di Marianne Dissard.

Nell’album, arrangiato, prodotto e registrato con la collaborazione di Joey Burns dei Calexico, strumentazione e modi tipici del moderno “alt. country” (o dell’ “americana”) incontrano la chanson di tradizione francese.

Brani come Le lendemain(2) e Indiana song sembrano la rivisitazione francofona del cantautorato orchestrale di Nick Drake o di Tim Buckley; l’embelie sembra luogo di un improbabile (ma piacevole) incontro tra Françoise Hardy e le atmosfere dilatate e scarne dei Willard Grant Conspiracy; Sans-Façon cuce, su un arpeggio alla Leonard Cohen prima maniera, un’armonica alla Nick Cave(3) e piacevoli inserti di violino pizzicato e archi.

Belle le francessissime Les Draps Sourds (ballata tinta di sonorità “manouche” contenuta nell’album in una versione 4/4 e una 3/4 decorata da percussioni metalliche che evocano atmosfere est-europee, quasi da esuli russi a Parigi) e Trop exprès, duetto beat che strizza l’occhio alle performance di Serge Gainsbourg e Brigitte Bardot/Jane Birkin, nella scelta dell’organo lounge, e nel testo costruito su un doppio senso a sfondo sessuale.

Poetessa, visual artist, regista di documentari, attrice di teatro, autrice di testi ecc., nata nel sud della Francia ma residente a Tucson, Arizona, dall’età di 16 anni, Marianne Dissard, è giustamente considerata una delle rivelazioni dell’indie-pop in lingua francese.

Nel suo primo lavoro, fonte di una sintesi(4) tra la sua anima americana e la francese, non originale ma curato, ben costruito, piacevole, Mariane Dissard dimostra grande maturità musicale e lirica (nonostante la voluta pochezza dei testi…) .

Agli ascoltatori non resta che sperare che l’artista, recentemente separatasi dal marito(5), non si renda antipatica conquistando qualche capo di stato…



(1) Il passaggio da attrice/modella/cantante ecc. a “premierè dame” insopportabilmente abbigliata alla Jaqueline Kennedy non ha giovato all’immagine di donna libera, sinistrorsa, talentuosa, alternativa e intelligente che la Bruni si era tanto faticosamente costruita…

(2) Uscito dritto dritto, almeno per quanto riguarda la parte strumentale, dall’album Five leaves left di Nick Drake.

(3) L’introduzione ricorda da vicino, nelle sonorità e nella melodia, il brano Watching Alice di Nick Cave & The Bad Seeds (dall’album Tender Prey, del 1988) .

(4) Questa sintesi tra chansonnierismo alla francese e cantautorato post-folk all'americana era già stata tentata, con risultati molto meno interessanti, da Carla Bruni.

(5) Alla recente separazione fanno riferimento i testi dell’album, e in particolare Indiana Song.

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