Tuesday, October 28, 2008

L- Léo Malet: Pandemonio a Rue des Rosiers

 “I miei occhi riconoscenti si attardano sulla graziosa figura che osservo dal basso verso l’alto. È un regalo, un piacevole riposo per loro. È giovane, graziosa. Assomiglia all’attrice Gaby Bruyère. I capelli dai riflessi di rame le ricadono sciolti sulle spalle. La sua vestaglia si apre. La camicia da notte di nylon rosa, dal generoso scollo, la sveste più di quanto non la vesta. Molto gradevole. Simpatico. Riposante. Ciò che lo è meno è che mi punta addosso un revolver di grosso calibro.”(1)

 

 

Île Saint-Louis: il pittore Fred Baget, risvegliatosi ancora sbronzo dopo un movimentato festino, si ritrova in casa il cadavere di una giovane sconosciuta avvolto in un’impermeabile dal taglio maschile. Candidato per la “Legion d’Onore” e dunque interessato a discolparsi evitando lo scandalo, l'uomo convoca l’amico Nestor Burma, titolare dell’agenzia investigativa “Fiat Lux”.

Disposto a collaborare con la polizia (ma non senza la consueta reticenza), Burma interroga il giornalista Ditvrai, amico del pittore e proprietario dell’impermeabile divenuto insolito sudario, identificando la vittima come Rachel Blum, sarta. Le indagini lo portano allora nel IV arrondissement, il quartiere ebraico nel quale regnano omertà e diffidenza nei confronti dei gentili, e le memorie dell’olocausto sono ancora estremamente vive.

Deciso, come di consueto, ad andare fino in fondo, Burma non si lascia impressionare dal solido muro di silenzio eretto da bottegai e parenti della vittima, ma un misterioso militare israeliano e una banda di maneschi macrò pronti ad ingaggiarlo per rintracciare un sopravvissuto dell’olocausto, sono sulle sue tracce, e forse, per risolvere il caso e salvare la pelle (la sua e quella della sua bella assistente Hélène), il detective sarà costretto a scendere a patti con la malavita…


La prosa di Malet è parigina quanto lo sono il Moulin Rouge, Montmartre e la Tour Eiffel. Le pagine poggiano su una conoscenza approfondita di architettura e urbanistica della Ville Lumière, e da questa traggono sostegno e alimento. In Pandemonio a Rue des Rosiers le caratteristiche cittadine non si limitano ad imporre un senso allo svolgimento della trama, ma fanno eco al carattere dei personaggi (o sono questi ultimi a personificare le caratteristiche ambientali: la facciata rispettabile dell’Île Saint-Louis rappresentata dalla rispettabilità a rischio del pittore Baget, l'imperturbabilità granitica del monumento alle vittime dell’olocausto testimoniata dal carattere inumano del vendicativo Moyes ecc.).

Le descrizioni evocative e i dialoghi incredibili, difficilmente fruibili in originale (l’ampio uso dell’argot e il forte gusto dell’autore per la citazione e la costruzione intertestuale rendono la lettura in lingua un compito piuttosto arduo) sono ben tradotti dalla bravissima Federica Angelini (alla quale la casa editrice ha saggiamente affidato la traduzione di tutto il ciclo dei Nuovi Misteri di Parigi). 

Lo stile di Malet è, come di consueto, ironico, confidenziale, ritmato, fumoso, meravigliosamente retrò, perfetto; una vera benedizione in un mondo dominato dai paperbacks.


Un romanzo impedibile per gli appassionati del polar e del buon poliziesco in generale, per amanti e nostalgici della Ville Lumière, e per chi ancora cerchi sulla pagina stampata le atmosfere, i luoghi, i fumi, le nebbie, i passaggi oscuri dei film di Carné.

 

 Il romanzo Pandemonio a Rue des Rosiers di Léo Malet è edito in Italia da Fazi.

 

 

 

(1) Léo Malet, Pandemonio a Rue des Rosiers, Fazi Editore, Roma 2003, p. 77.

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