Friday, October 12, 2007

L- Cormac McCarthy: La strada




















In una terra distrutta e semi-deserta, nella quale tutte le attività produttive sono state abbandonate per via di qualche irrimediabile sconvolgimento climatico, un uomo e suo figlio vagano senza meta attraverso città abbandonate e boschi ridotti in cenere, strade devastate e luoghi desolati, cercando di evitare qualunque contatto con gli altri sopravvissuti, potenzialmente ostili.

Privi della benché minima speranza di riscatto, padre e figlio non hanno altra scelta se non lottare per un’inutile sopravvivenza o lasciarsi morire; intanto le cose intorno a loro vanno lentamente scomparendo, e gli animali si estinguono inesorabilmente…

Questo romanzo sarà forse differente dai precedenti per ambientazione, ma non lo è certo per i personaggi: I protagonisti sono ancora i seri, “buoni”, e moralmente solidi cowboys vagabondi e pieni di senso dell’onore dei romanzi di McCarthy, forse solo un po’ provati dalla situazione disperata; i “cattivi” sono ancora banditi, ladri, assassini, anche se, in un mondo sempre vuoto, le passioni e le speranze (tutte vane, nessuna esclusa…) degli uni e degli altri sembrano amplificate…

Crudo, freddo, sconsolante, visionario, il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy è un meraviglioso ibrido di letteratura western e narrativa post apocalittica (i cui debiti nei confronti delle corrispondenti letterature cinematografiche risultano evidenti anche nella tecnica narrativa (1)).

Premiato all’uscita con il prestigioso “premio Pulitzer”, il romanzo, che ha venduto in America più di un milione di copie, arriva finalmente in Italia.

L’opera più interessante del 2007.

Il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy è edito in Italia da Einaudi.

(1) Proprio come nella migliore tradizione Western, quasi tutte le descrizioni ambientali del romanzo si svolgono in “campo lungo” o “lunghissimo”; questa scelta, oltre ad annullare i “piccoli” personaggi nell’ “enormità” del paesaggio (spesso richiamando il tema caro al pragmatismo americano del difficile rapporto tra uomo e ambiente) risulta particolarmente efficace se applicata al mondo agonizzante; l’infinità dello spazio, vuoto fin dove l’occhio può arrivare, sembra confermare l’impressione dei personaggi, convinti di essere testimoni della fine del mondo.

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