Tuesday, September 18, 2007

M- Mark Knopfler: Kill to get crimson

In uscita il 17 settembre “Kill to get Crimson” di Mark Knopfler; occupato in una intensa carriera da solista fin dallo scioglimento degli acclamatissimi “Dire Straits”, Knopfler ha saputo svestire senza esitazione i panni (in verità scomodi fin dall’inizio, se si pensa ai toni sarcastici coni quali ci si riferiva alla musica commerciale in brani quali “money for nothing”) dell’icona del pop/rock disimpegnato, per re-inventarsi cantautore in album sempre vagamente confidenziali, ricchi di atmosfere blues, country, folk (irlandese come in “Golden Heart”, ma anche sud-americano come nella splendida “letters from Paraguay” dall’ottimo “Shangri-la”), e marcati accenti americani.

Aperto a varie suggestioni, ma sempre attento alla ricercatissima dimensione strumentale, Knopfler ha confezionato quasi una dozzina di album (tra colonne sonore, lavori da solista, ed una prestigiosissima collaborazione con “Chet Atkins”, generalmente considerato il padre della chitarra country moderna), tentando arrangiamenti e strumentazioni diverse, dagli anni ottanta ad oggi.
Reduce da una collaborazione con la cantante Emmylou Harris (il risultato della quale, contenuto nell’album “All the roadrunning” è uscito nel 2006, subito seguito da un DVD di registrazioni dal vivo), segnata da un uso forse eccessivo delle basi elettroniche, l’inglese torna alle sonorità analogiche (anzi, spesso molto “artigianali”) alle quali ci ha abituati nell’attesissimo nuovo album “Kill to get crimson”.
Vario ed imprevedibile, “Kill to get crimson”, rifiuta ogni tinta unitaria, permettendosi di spaziare tra brani acustici che ammiccano qua e là al Dylan meravigliosamente arrangiato di Desire (si pensi per esempio a “Let it all go”, melodicamente vicina ad “Isis” ), lenti come la splendida title track, brani riconducibili alla tradizione folk europea quali “Madame Geneva” ed il bel tre quarti "Secondary Waltz", tracce dal suono twangy come "We can get wild", pezzi springsteeniani come “True love will never fade”, ballate jazzate come “The scaffolders wife”, chiaramente debitrici di certo pop inglese degli anni ’60, largamente orchestrato e con velleità quasi sinfoniche.
Calda, confidenziale, volutamente meno roca del solito la bella voce di Knopfler.

Un meraviglioso album, che stupisce per la varietà dei timbri e delle coloriture.

Labels: , , , ,

0 Comments:

Post a Comment

<< Home