L- Gian Carlo Fusco: Duri a Marsiglia
1932: giovane anarchico (ma di “buona famiglia ligure”) fugge dall’Italia fascista più per insofferenza verso il regime che per problemi politici; giunto clandestinamente a Marsiglia, il giovane si ribattezza “Charles Fiorì” (in onore del Baudelaire dei fiori del male) e trova impiego presso il “compagno” Ramussi, che gli offre dei piccoli lavori di traduzione.Stufo di lavorare per il linotipista, che con il pretesto di inviare in Italia volantini e programmi politici, esporta letteratura erotica e “libri pornografici” (all’epoca vietati…), Fiorì lascia impiego e alloggio, trasferendosi alla “Residencia Miramar”.Passato “dall’altra parte del Vieux Port” (e cioè nel quartiere catalano) il giovane precipita nel “giro rischioso, sozzo [...] ma pur sempre affascinante del milieu”(1).Entrato a far parte del clan dei calabresi, Fiorì guadagna rapidamente un posto di tutto rispetto, diventando uno degli uomini di fiducia del boss, ma la riapertura delle ostilità tra bande, ed un inasprimento dei controlli ai danni degli italiani espatriati per motivi politici (tutti passati oltralpe in qualità di “abusifs”) lo costringono a lasciare la città…
La lingua è un glorioso pastiche di i italiano, calabrese, francese, castigliano, vividamente colloquiale (e dunque anche versatile), aperta e resistente al guignolesco, al macabro, al grottesco; l’intreccio (minimo rispetto alla costruzione e forse ri-costruzione(2) dell’atmosfera di una Marsiglia ormai perduta, popolata da piccoli truffatori,Bambù, Macrò, prostitute, capi mafiosi in abiti stravaganti (e relative pupe), sgherri coraggiosi, fedeli, insubordinati, poliziotti duri, citroen nere, pernod e pistole...), pur popolato dai soliti chlichés (ma comunque rimescolati: si confondono infatti nell'opera i toni picareschi e quelli decadenti, un certo fare da intellettuale e anzi da aspirante scrittore incompreso alternato a pose da gangster e aspirante pugile...), permeato da quel romanticismo tipico del nero francese, è scorrevole, credibile, ironico, piacevole.
Scritto nel 1974, “Duri a Marsiglia” si confronta con grande intelligenza e maturità con i classici del genere noir del versante francese (come non pensare alle opere di Simonin e Le Breton, ai film di Melville e Verneuil…), rivisti e corretti alla luce di uno stile veramente fortunato.
Indimenticabili i dialoghi e meraviglioso il personaggio del protagonista, ragazzo in bilico tra "I fiori del male" e "Piccolo Cesare".
“Duri a Marsiglia” di Gian Carlo Fusco è edito da Einaudi.
Labels: Charles Fiori, Gian Carlo Fusco, Le Breton, Letteratura, Letteratura Francese, Letteratura Italiana, Letteratura Noir, Simonin
2 Comments:
adoro la collana StileLibero Noir, ma questo titolo mi manca...
ho cambiato blog:
sonniloquio.blogspot.com
ma il link al tuo nonsolonoir è sempre presente, continua a scrivere!
cheers, Stefano
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