L- Eugene Dabit: Hotel Du Nord (in appendice Ville Lumière)
L’ “Hotel du Nord” è un edificio piuttosto malandato posto alla periferia di Parigi; i gestori, i signori Lecuvreur, hanno dovuto chiedere dei soldi in prestito ad un parente per poterlo prendere in gestione, ma ben presto l’hotel si rivela qualcosa di più di un semplice buon affare, e i due riscoprono, nella familiarità con i poveri ospiti (tutti in condizioni piuttosto tragiche, ognuno per i suoi motivi), l’amore per l’umanità intesa come insieme di individui differenti, tristi, delusi, imperfetti, semplicemente umani.
Il romanzo, che si apre con l’arrivo dei Lecuvreur e si chiude con l’esproprio e la demolizione dell’ edificio da parte della società “Le cuir moderne”, è articolato in una serie di capitoli brevissimi incentrati sui tanti personaggi che si incontrano, si scontrano, si amano, si odiano, si separano lungo gli stretti corridoi dell’hotel, tutti ugualmente importanti, ognuno, a suo modo, protagonista.
Lo stile di Dabit, essenziale ma colmo di immagini, è accompagnato da personaggi tanto veri, vivi, e trattati con tanto affetto da rendere la banale etichetta di “romanzo populista” (con la quale il romanzo è offerto ad i lettori italiani) quasi un insulto.Di fronte ad una simile sfilata di umanità, a personaggi così tristi e memorabili, tanto che si vorrebbe non finissero mai, viene quasi voglia, immoralmente parlando, di ringraziare i costruttori dell’hotel per aver fatto le stanze così piccole…
La spontaneità e la bellezza di “Hotel du Nord”, mancano purtroppo a Ville Lumière, che, attraverso lunghe descrizioni ambientali(dalle quali peraltro vengono fatte meccanicamente emergere divagazioni politiche decisamente invecchiate e rese meno piacevoli da un tono troppo apertamente ideologico), si perde in vaghi ricordi e immagini di una Parigi scomparsa, soffermandosi su luoghi desolati o pieni ma pur sempre muti e privi di aspettative e dunque, verrebbe da dire, inadatti alla poetica di Dabit.
Labels: Eugène Dabit, Letteratura, Letteratura Francese, Marcel Carné
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