C- Andrew Lau (Wai Keung Lau) e Alan Mak (Siu Fai Mak): Infernal Affairs
Chan Wing Yan (Tony Leung, “In the mood for love”, “Hero”, “Bullet in the head”) è un agente di polizia infiltrato tra le triadi da quasi nove anni, e comincia a dare segni di stanchezza, ma il suo superiore (l’unico a conoscere la sua identità) vuole che incastri il potente Sam prima di tornare alla sua vita da poliziotto “regolare”.
Lau Kin Ming (Andy Lau, “La foresta dei pugnali volanti”, “Nos années sauvages”, “As tears go by”) è un uomo di Sam che, infiltratosi da anni nella polizia, ha raggiunto il grado di commissario.
In occasione della consegna di un grosso carico di droga, capo della polizia e capo della triade si rendono conto della presenza di una talpa nelle rispettive organizzazioni; comincia così una corsa contro il tempo che vedrà Chan e Lau l’uno contro l’altro, fino all’inevitabile, ultimo confronto…
Il film, basato su un intreccio non molto originale (oltre ad “Hard boiled” di John Woo, esplicitamente citato nei primi minuti del film, sono ovvie le eco di opere quali “Face Off”, “A better tomorrow” ecc.), ma complesso, ben articolato e non privo di alcune buone trovate (si pensi ad esempio al primo, casuale incontro tra i due “infiltrati”, ed al ruolo che questo giocherà in seguito) propone una discreta combinazione di temi in parte già visti, ma dilatati all’inverosimile (paradossalmente, nonostante i due protagonisti non arrivino a “scambiarsi le facce”, il problema del doppio sembra più ampio qui che in “Face off”, almeno nella misura in cui i personaggi stessi si “lasciano assorbire” dalla parte che recitano ); dal punto di vista del montaggio, e della costruzione del quadro, il film si dimostra superiore a gran parte dei prodotti americani visti di recente, rinunciando a soluzioni semplici (montaggio ultrarapido e per pezzi brevi sostituito dal ralenty ,e quella fissità estenuante che precede o spezza le scene di violenza di tanti buoni film di Hong Kong) e regalando un’equilibrio grafico difficilmente reperibile nel cinema occidentale contemporaneo.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima, e aperta a quegli spazi di irrazionalità (si pensi allo strano rapporto di Chan con la sua analista) che caratterizzano la vita di ogni persona reale.
Bella (anche se, ancora una volta, poco originale) l’analisi psicologica degli infiltrati, combattuti tra un dovere sempre più estraneo e pesante, e l’affetto per i “finti” compagni.
Nel complesso un prodotto non innovativo, ma ben sviluppato, interessante e gradevole, da vedere (o rivedere) senza esitazioni in attesa del remake “The Departed” firmato Martin Scorsese , la cui uscita nelle sale è prevista per il 27 Ottobre.
Labels: Alan Mak, Andrew Lau, Andy Lau, Cinema, Martin Scorsese, Tony Leung
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