C- Wisit Sasanatieng: Le lacrime della tigre nera
L’impossibile storia d’amore tra Dum, giovane bandito noto come la “Tigre Nera” e Rampoey, figlia del prefetto locale, e promessa sposa del capitano Kumjorn della polizia Tailandese.
Le “due anime” del protagonista (trasformato in bandito dalla sete di vendetta), così diverse, risultano tanto più definite grazie al loro accostamento (l’aria dura della “tigre nera” sembra tanto più dura perché accostata al volto da bravo ragazzo di Dum).
I colori semplicemente abbaglianti richiamano i fondali ricolorati del western classico (uno su tutti “Duello al sole” di King Vidor), le scene di duello, costruite alla scuola di Sergio Leone, poggiano sul montaggio alternato di particolari di volti, mani, occhi ( con la macchina da presa in avvicinamento progressivo sui duellanti), l’assalto al campo dei banditi strizza l’occhio a “il mucchio selvaggio” senza limitarsi all’ uso del rallenty, ma avvalendosi di un abbozzo di montaggio addizionale; le mille tendine e gli spargimenti di sangue sono l’ovvio tributo del regista ai b-movies degli anni ’60 e ’70.
Un film postmoderno nell’ accezione migliore del termine, ricco di citazioni ed esuberante, ma mai didascalico, che affascina per la sua diversità (principalmente fotografica e tematica data l’infinità di citazioni linguistiche tratte dal cinema occidentale…), per la sua stranezza, per il suo aspetto retrò, per la capacità di miscelare diversi generi (che spaziano dal melò alla commedia, dal western, al film d’avventura, dal musical al pulp…) riuniti sotto l’unico, tanto criticato (ingiustamente criticato) intreccio.
Labels: Cinema, Sasanatieng, Western
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