L- Cornell Woolrich : New York Blues
Finalmente pubblicati in Italia i primi otto tra 14 i racconti scelti dal biografo Francis M. Navis per celebrare il centenario della nascita dell’autore Cornell Woolrich.
I primi sette racconti in volume (pubblicati nel periodo 1936/1948) mostrano la buona penna di Woolrich impegnata in un pulp fantasioso (si pensi all’improbabile tentativo di omicidio del racconto “La sigaretta” che apre la raccolta), leggermente immaturo ( sia pure, già dominato dal caos, che si concreta in una serie di rapide coincidenze destinate a portare il protagonista sull’orlo della tragedia), privo di trama (in genere rovinato da finali lieti ed un po’ affrettati), ma pieno d’azione e stilisticamente perfetto, con ritmo ed effetti di suspence semplicemente invidiabili (generalmente ottenuti con “focalizzazione zero” ); tra i sette racconti vanno sicuramente segnalati l’esotico “Morte a Yoshiwara” e il ben congegnato “Puoi scommetterci la pelle” .
“New York Blues” (ottavo racconto, che dà giustamente il titolo al primo volume della raccolta), pubblicato postumo nel 1970 (probabilmente è uno degli ultimi sforzi letterari di Woolrich) mostra invece un autore più maturo e disincantato, pronto (abbandonato il semplice “Divertissement” dei primi racconti in favore di un progetto estetico o etico-introspettivo ben diverso) a dar vita ad un personaggio folle e pieno di disagio, disperato, tondo e ben definito nel suo mal-essere.
La suspence, ancora una volta magistralmente creata, è qui coadiuvata dall’ effetto sorpresa (che comunque rimane assolutamente indifferente al lettore come al protagonista, o semmai li catapulta entrambi in una dimensione ancora più cupa), ma è da quel senso di inesorabilità degli eventi tipico dei grandi noir che il racconto trae tutta la sua forza; il destino bonariamente avverso e soggetto a gli insperati rovesciamenti finali tipico dei primi racconti ha lasciato il posto a quel ben noto processo irreversibile e necessario che travolge e distrugge senza riguardi per il singolo.
Lo stile affilato e la narrazione in prima persona coinvolgono meglio e di più dei mille espedienti letterari delle prime narrazioni; il disagio, la malattia, il fato, la colpa vera o presunta, una certa impotenza, o incapacità di reagire a determinate situazioni (temi ai quali Woolrich, e altri grandi del noir ci hanno abituato), si trovano ben compendiati in questo racconto brevissimo, che si rivela un piccolo tesoro finalmente riconsegnato ad i lettori italiani.
Labels: Letteratura, Letteratura Americana, Racconti, Woolrich
1 Comments:
ciao,
la mia compagnia teatrale ha appena fatto uno spettacolo tratto da quel racconto:
http://lnx.ritmiditeatro.it/index.php?option=com_content&task=view&id=45&Itemid=29
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