Friday, May 12, 2006

L- Léo Malet: 120, rue de la Gare


Nestor Burma, di ritorno da un campo di prigionia tedesco (è stato restituito alla vita civile per motivi sanitari), vede il suo vecchio socio Bob Colomer alla stazione di Lione; l’incontro tra i due è però estremamente breve: Giusto il tempo di mormorare un indirizzo, il 120 di rue de la Gare, e Colomer cade a terra stecchito (Lo stesso indirizzo era stato pronunciato in punto di morte da un compagno di prigionia di Burma).
Il detective, strapazzato dalla guerra, ma ancora in forma, nota una ragazza in mezzo alla folla, una sosia di Michelle Hogan che ha in mano una pistola, ma è tutto troppo rapido, e nello scendere dal treno (già in movimento) ha un leggero incidente.
La vecchia agenzia “fiat lux” è chiusa dal 1939 quando il titolare si è arruolato nell’esercito, ed i suoi collaboratori (bella segretaria compresa) sono dispersi se non feriti/mutilati/caduti in guerra, ma “dinamite” Burma non ha nessuna intenzione di lasciare irrisolto il mistero “Colomer” e si lancia all’inseguimento dell’assassino per le strade di Lione.

Il consueto, amabile, cinico stile di Malet, estraneo ad ogni genere di sentimentalismo, ci presenta, in questa prima inchiesta di Nestor Burma una zona in guerra all’interno della quale i rapporti umani sembrano mutati, come mitigati dal male comune, un luogo/tempo nel quale anche i poliziotti (si pensi a Florimond Faroux) riscoprono di avere un cuore e dimenticano la loro proverbiale ostilità nei confronti dei loro colleghi “privati”; un mondo in cui chirurghi senza scrupoli vengono improvvisamente divorati dai rimorsi, dove le donne sanno davvero perdonare, e i cattivi pagano.
La tecnica narrativa fondata su di una generica reticenza (il trattamento riservato al lettore è speculare a quello riservato dal protagonista ad i personaggi secondari) che sfocia a tratti in palesi tentativi di depistaggio, rende la soluzione del caso praticamente impossibile per lo sciagurato lettore.

Da segnalare il brillante finale nel quale Malet si diverte a giocare con i canoni del romanzo giallo (generalmente così distante dal ben più crudo e realistico noir) chiamando in causa, e non a sproposito, un’icona come Sherlock Holmes (la cui abilità nel riconoscere “disinteressatamente” le diverse qualità di tabacco passa in Burma in virtù del ben noto nervosismo che attanaglia i fumatori arrivati al fondo del pacchetto).

Dal romanzo “120 rue de la Gare” di Lèo Malet è stato tratto l’omonimo film del 1946 diretto da Jacques Daniel-Norman ed interpretato da René Dary (Nestor Burma).

120 rue de la Gare è edito da Fazi.

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