C- Thomas Vinterberg : Dear Wendy
Dick è un ragazzo insicuro e privo di interessi e ideali, tranne un piatto pacifismo di cui fa sfoggio con gli amici; dopo la morte dei genitori (il ragazzo dovrebbe avere una ventina d’anni ma ne dimostra decisamente meno) trova lavoro come commesso in un emporio.
Per una coincidenza si trova in possesso di una pistola (la Wendy del titolo) e, spinto da un giovane collega appassionato di armi (anche lui pacifista), impara a sparare.
Il possesso delle armi, ed il loro uso (sempre di nascosto ed in luoghi isolati), dà sicurezza ai due giovani che in breve decidono di coinvolgere nel loro “gioco”(il "pacifismo con le armi") gli altri ragazzi emarginati della loro cittadina; ne nasce un circolo, i cui soci, i “dandies”, contraggono matrimonio con le rispettive armi, e giurano solennemente di non estrarle mai in pubblico.
La situazione degenera (trasformando il film in una sorta di atipico western) quando la vecchia Clarabel (ex baby-sitter di Dick) uccide l’aiuto sceriffo, e i ragazzi decidono di difenderla entrando in aperto conflitto con le autorità.
Scritto da Lars Von Trier e diretto da Thomas Vinterberg, Dear Wendy è un film piacevole, ma poco credibile, che fonda su riflessioni socio-politiche poco meditate e mal sviluppate, e riduce l’interiorità dei ragazzi (che a quanto ci è dato sapere dovrebbe avere un ruolo di preminenza) alla loro insicurezza, ed al loro piatto rapporto con le pistole.
L’immagine spesso accattivante, ma decisamente troppo patinata, il ricorso ad un montaggio post-moderno (che a tratti ricorda lo stile pubblicitario, o alla meglio quello delle fiction televisive di bassa lega), l’uso malcelato di ovvi stratagemmi cinematografici, rappresentano un aperto tradimento alle “regole di castità” sottoscritte dai due registi in quella piatta e oziosa manifestazione di buona volontà che è il famoso manifesto “dogma 95”.
Che dire allora di Dear Wendy? Gran parte del piacere legato alla visione del film deriva appunto dal prendere atto del tradimento del dogma (oltre che dalla bella colonna sonora degli Zombies), per il resto c’è solo l’interiorità di persone piatte che occupa lo schermo muovendosi su un’ intreccio prevedibile e mal sviluppato, e rappresentato attraverso gli stilemi del peggior cinema contemporaneo.
Labels: Cinema, Vinterberg
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