L- Justo Vasco: Guardo e aspetto
El “Zapatero”, reduce della rivoluzione ridotto su una sedia a rotelle, viene trovato morto al centro dell’Avana, ucciso con un singolo colpo di fucile. Dopo aver attraversato il torace della vittima, il proiettile ha trapassato lo schienale della sedia a rotelle rivelando un doppiofondo pieno di marijuana.
A pochi isolati di distanza, il tecnico cinematografico “Camaralenta” perde la vita sul set, ucciso con un colpo d’arma da fuoco, e nelle sue tasche la polizia trova foto molto compromettenti per un importante funzionario.
Dal lato opposto della strada una donna tranquilla e in ottimi rapporti con tutto il vicinato, la bella “tedesca”, che in vita ha catturato gli sguardi di molti uomini, viene trovata morta dietro una finestra del suo appartamento, e rivela, senza bisogno di un’autopsia, la sua natura di transessuale.
Per il tenente Cartaya, responsabile delle indagini, non ci sono dubbi: 3 omicidi in un solo quartiere, tutti commessi con lo stesso, misterioso, fucile calibro .303, non possono che essere collegati. Ma mentre la polizia vaga alla ricerca dell’invisibile nesso tra le vittime, una serie di “verità scomode” vengono minacciosamente a galla, e un misterioso assassino nascosto nell’ombra “guarda e aspetta”…
C’è una certa scioltezza sboccata nel miglior noir iberico, che si ritrova senza difficoltà in Guardo e aspetto (che si tratti di una qualche struttura espressiva, un registro particolare dello spagnolo colloquiale mantenuto nella perfetta traduzione di Sandro Ossola?), e che, accoppiata a una sensualità esuberante, spesso autoironica, onnipervasiva, sopra le righe, ma sempre naturale(1), non tarda a conquistare il lettore, forse poco convinto dall’avvio volutamente confuso. La vicenda procede in maniera curiosa e raffinatamente disordinata in un montaggio incrociato di brani narrati in terza persona secondo il punto di vista del poliziotto (o di alcuni personaggi secondari), e capitoli che assumono, in prima persona(2), la prospettiva dell’assassino.
Né strettamente picaresco, né precisamente noir(3), Guardo e aspetto è la riuscitissima metafora politica (abilmente celata dietro l’intrigante veste poliziesca), di una rivoluzione fallita in primo luogo per via della massificazione, della scarsa (se non nulla) attenzione accordata alle esigenze del singolo.
Il romanzo Guardo e aspetto di Justo Vasco è edito in Italia da Alacràn.
(1) Tipica della letteratura cubana? Per quanto ci sia permesso conoscerla dalle opere tradotte in italiano, parrebbe proprio di si; a leggere alcune pagine di Vasco, vengono in mente Pedro Juan Gutierrez e la sua indimenticabile Trilogia sporca dell’Avana…
(2) La tensione tra focalizzazione esterna e focalizzazione interna multipla permette all’autore di costruire meravigliosi effetti sorpresa che funzionano in maniera perfetta e convinceranno - ne siamo certi - anche i lettori più esigenti e smaliziati.
(3) Nonostante Paco Ignacio Taibo II definisca Guardo e aspetto un “grande romanzo picaresco all’Avana” (Paco Ignacio Taibo II, Vero, Justo Vasco?, in Justo Vasco, Guardo e aspetto, Alacràn, Milano 2006, p. 241), l’opera, che pure risponde ai canoni stilistici (toni farseschi, eroicomici ecc.) del genere, se ne distacca per l'assenza della dimensione autobiografica e formativa (se si eccettua l'ultimo, brevissimo capitolo, Guardo e aspetto non ha nulla del bildungsroman; manca poi del tutto il topos, tipicamente picaresco, del viaggio come mezzo d'iniziazione del protagonista...), per l'abbandono, pur momentaneo, della “soggettiva” in favore della narrazione in terza persona; d’altra parte, considerato che in questo caso “il crimine paga”, non è neppure lecito parlare di noir (almeno non in senso stretto).
Dal lato opposto della strada una donna tranquilla e in ottimi rapporti con tutto il vicinato, la bella “tedesca”, che in vita ha catturato gli sguardi di molti uomini, viene trovata morta dietro una finestra del suo appartamento, e rivela, senza bisogno di un’autopsia, la sua natura di transessuale.
Per il tenente Cartaya, responsabile delle indagini, non ci sono dubbi: 3 omicidi in un solo quartiere, tutti commessi con lo stesso, misterioso, fucile calibro .303, non possono che essere collegati. Ma mentre la polizia vaga alla ricerca dell’invisibile nesso tra le vittime, una serie di “verità scomode” vengono minacciosamente a galla, e un misterioso assassino nascosto nell’ombra “guarda e aspetta”…
C’è una certa scioltezza sboccata nel miglior noir iberico, che si ritrova senza difficoltà in Guardo e aspetto (che si tratti di una qualche struttura espressiva, un registro particolare dello spagnolo colloquiale mantenuto nella perfetta traduzione di Sandro Ossola?), e che, accoppiata a una sensualità esuberante, spesso autoironica, onnipervasiva, sopra le righe, ma sempre naturale(1), non tarda a conquistare il lettore, forse poco convinto dall’avvio volutamente confuso. La vicenda procede in maniera curiosa e raffinatamente disordinata in un montaggio incrociato di brani narrati in terza persona secondo il punto di vista del poliziotto (o di alcuni personaggi secondari), e capitoli che assumono, in prima persona(2), la prospettiva dell’assassino.
Né strettamente picaresco, né precisamente noir(3), Guardo e aspetto è la riuscitissima metafora politica (abilmente celata dietro l’intrigante veste poliziesca), di una rivoluzione fallita in primo luogo per via della massificazione, della scarsa (se non nulla) attenzione accordata alle esigenze del singolo.
Il romanzo Guardo e aspetto di Justo Vasco è edito in Italia da Alacràn.
(1) Tipica della letteratura cubana? Per quanto ci sia permesso conoscerla dalle opere tradotte in italiano, parrebbe proprio di si; a leggere alcune pagine di Vasco, vengono in mente Pedro Juan Gutierrez e la sua indimenticabile Trilogia sporca dell’Avana…
(2) La tensione tra focalizzazione esterna e focalizzazione interna multipla permette all’autore di costruire meravigliosi effetti sorpresa che funzionano in maniera perfetta e convinceranno - ne siamo certi - anche i lettori più esigenti e smaliziati.
(3) Nonostante Paco Ignacio Taibo II definisca Guardo e aspetto un “grande romanzo picaresco all’Avana” (Paco Ignacio Taibo II, Vero, Justo Vasco?, in Justo Vasco, Guardo e aspetto, Alacràn, Milano 2006, p. 241), l’opera, che pure risponde ai canoni stilistici (toni farseschi, eroicomici ecc.) del genere, se ne distacca per l'assenza della dimensione autobiografica e formativa (se si eccettua l'ultimo, brevissimo capitolo, Guardo e aspetto non ha nulla del bildungsroman; manca poi del tutto il topos, tipicamente picaresco, del viaggio come mezzo d'iniziazione del protagonista...), per l'abbandono, pur momentaneo, della “soggettiva” in favore della narrazione in terza persona; d’altra parte, considerato che in questo caso “il crimine paga”, non è neppure lecito parlare di noir (almeno non in senso stretto).
Labels: Cartaya, Cuba, Justo Vasco, La Havana, Letteratura, Letteratura Ispano-americana, Letteratura Noir, Picaresco
6 Comments:
quello che stavo cercando, grazie
imparato molto
leggere l'intero blog, pretty good
Grazie.
Perche non:)
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