Monday, April 20, 2009

L- J.G. Ballard: Un gioco da bambini



“In una società totalmente sana, l’unica libertà è la follia”(1)


James G. Ballard, settantottenne, capostipite della New Wave della “fantascienza” inglese e scrittore dall’influenza letteraria incalcolabile (sicuramente molto più ampia dei confini di genere) è morto ieri, domenica 19 aprile, stroncato da una lunga malattia(2). Con l’occasione, Nonsolonoir propone ai suoi lettori la (ri)lettura di Un gioco da bambini, romanzo minore, “semplice”, ma attraversato da tutti i temi centrali delle opere “maggiori” del maestro.

È il 25 agosto 1988 quando il dottor Richard Greville, consulente psichiatrico della polizia metropolitana, è chiamato ad indagare sul misterioso “massacro di Pangbourne” avvenuto il 25 giugno dello stesso anno: nella super lussuosa area residenziale di Pangbourne, a metà strada tra Reading è Londra, tutti gli adulti (circa 25 persone tra proprietari, guardie, donne delle pulizie e insegnanti privati) sono stati uccisi nel giro di pochi minuti, e tutti i ragazzi (13 maschi e femmine di età compresa tra gli 8 i 17 anni), sono scomparsi senza lasciare traccia. L’ipotesi di un rapimento di massa sembra sempre meno credibile, considerato che non ci sono state richieste di riscatto, ma intanto, a due mesi dal massacro, la polizia continua a brancolare nel buio. Solo il cinico sergente Payne sembra avere le idee chiare sui fatti del 25 giugno e, pian piano, riesce ad imporre la sua ricostruzione al dottor Greville; ma a volte la verità è tanto atroce da non poter essere rivelata al pubblico: così il coinvolgimento dei due uomini nelle indagini si ritrova appeso a un filo, e la loro credibilità a rischio…

Romanzo brevissimo o racconto lungo, Un gioco da bambini mette in scena, attraverso il filtro vagamente moralista, ma scettico, incredulo, scientificamente sterile del dottor Greville, la (ri)nascita del male all’interno di un cosmo pulito e ordinato, dominato dall’affetto e depurato dalla noia, dal dubbio, dall’incertezza e dal dolore, come prodotto di un’ineliminabile possibilità negativa sepolta nell’animo umano(3).
Lo stile secco, lucidissimo, scarsamente descrittivo e anti-decorativo(4), non concede tregua: il lettore è costretto a fronteggiare la realtà verissima e bruciante di quegli impulsi oscuri sempre pronti a travolgere la moderna società borghese(5).

Il romanzo Un gioco da bambini di James G. Ballard è edito in Italia da Feltrinelli.



(1) James G. Ballard, Un gioco da Bambini, Anabasi, Milano 1993, p. 86.
(2)L’autore aveva confessato ai lettori, nella sua recente autobiografia The Miracles of Life, di essere affetto da una malattia terminale.
(3)Quell’inner space che ha sostituito, nella riflessione ballardiana, lo spazio extra-terrestre (ovvio mascheramento della minaccia militare “esterna”) tanto caro alla fantascienza classica, è poi la mente potenzialmente distorta e patologica (si veda, per esempio il romanzo Crash, oggetto della nota trasposizione cinematografica firmata David Cronenberg, o la raccolta di racconti The Atrocity Exibition), luogo di una minaccia "interna" che è perennemente in agguato.
(4)L’intero intreccio del romanzo è ricostruito a posteriori dal lettore, posto di fronte alle scarne annotazioni del dottor Greville.
(5)Non si tratta tanto di “crisi dei valori”, ma di psicopatologia (anche di gruppo), come limite, cessazione di ogni controllo morale; malattia talvolta auto-indotta, scelta come forma di ribellione, di rivolta contro la scarsa libertà e il forzato benessere del "mondo degli adulti", contro una "sanità" che è bieca, brutale omologazione.

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2 Comments:

At 9:18 PM, Blogger John Z said...

condivido la segnalazione, davvero un piccolo-grande romanzo, adatto a tutti i lettori - come Condominium, e i "vecchi" Deserto d'acqua, Vento dal nulla, ecc - personalmente, è quello il Ballard che preferisco, senza nulla togliere al valore di CRASH e successivi...

 
At 9:36 PM, Blogger fabriziofb said...

Grazie; purtroppo l'occasione non è delle più allegre. Ma in fondo se uno scrive è bene che sia ricordato così, per quello che ha scritto...

 

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