L- Benjamin Tammuz: Il Minotauro
“Un tale, che era un agente segreto, parcheggiò in una piazza bagnata dalla pioggia la macchina che aveva preso a nolo, e salì sull’autobus per andare in città”.(1)
Dopo una vita da agente segreto, spesa nella menzogna e nell’odio, un quarantunenne incontra la ragazza dei suoi sogni. Messi in atto i trucchi del mestiere per scoprire tutto il necessario sulla ragazza, l’uomo decide, data la grande differenza di età (la giovane Thea ha appena 17 anni), di non presentarsi di persona, ma di iniziare un lungo rapporto epistolare.
La relazione tra i due dura alcuni anni finchè, delusa ed estenuata dal comportamento dell’agente segreto (che, conquistatala con le sue frequenti e sentite lettere resta deciso a non presentarsi), Thea accetta di sposare G.R., un facoltoso compagno di studi; quando questo perde la vita in circostanze misteriose la ragazza intravede, dietro l’inattesa disgrazia, la mano dell’antico spasimante. Intanto, un misterioso e maturo uomo medio-orientale entra nella sua vita…
Scritto in uno stile piano, poco descrittivo, essenziale, che enfatizza l’interiorità dei personaggi a dispetto dell’azione, basato su un intreccio chiaro, quasi completamente privo di colpi di scena, menzogne e tradimenti(2) (tutti quegli elementi, cioè, che fanno del normale romanzo di spionaggio ciò che è…), Il Minotauro di Benjamin Tammuz è uno strano racconto spionistico dalle tinte rosa e dal gusto spiccatamente post-moderno, o piuttosto un romanzo rosa in salsa spionistica.(3)
L’intreccio è decisamente lineare, non sempre efficace e certamente non brillante, ma l’opera, costruita con capitoli apparentemente scollegati che convergono nel finale (purtoppo piuttosto prevedibile), riesce comunque a mantenere viva l’attenzione del lettore.(4)
Tammuz ha la capacità (si tratta quasi di alchimia) di suggerire retroscena misteriosi con poche parole inserite al punto giusto, ma disgraziatamente non la sfrutta appieno.
Un tentativo curioso, piuttosto riuscito (piacerà ai lettori a patto che non si aspettino un romanzo di spionaggio), ma irripetibile.
Il romanzo Il Minotauro di Benjamin Tammuz è edito in Italia da e/o.
(1)Benjamin Tammuz, Il Minotauro, e/o, Roma 2007, p. 7.
(2)Le menzogne, la tensione e il tradimento osservabili ne Il Minotauro sono relativi ai rapporti amorosi, e le tecniche dello spionaggio, svuotate da ogni scopo politico, diventano mezzi di realizzazione di un’improponibile relazione sentimentale a distanza tra la giovane Thea e l’agente segreto.
(3)Anche se la casa editrice e/o lo presenta, con mossa commerciale azzeccata, come spy story.
(4)Fanno eccezione alcune noiose parentesi relative all’infanzia dell’agente segreto.
Labels: Benjamin Tammuz, Il minotauro, Introspezione, Israele, Letteratura, Letteratura Israeliana, Letteratura Rosa, Spionaggio
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Il messaggio dell’imperatore
“un mostro dalla testa di toro e dal corpo di uomo […] si piegava sulle ginocchia in un’arena, sul punto di morire. Dalla tribuna vicina una donna gli tendeva la mano, come cercando di toccare la testa dell’essere agonizzante; tra la mano tesa e la testa gigantesca era rimasta una piccola distanza […] se la mano avesse toccato la testa, il moribondo si sarebbe salvato […]”
Benjamin Tammuz, Il minotauro (p. 106)
“L’imperatore – così si racconta – ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l’imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte.”
Franz Kafka, Il messaggio dell’imperatore
“Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!”
Cantico dei cantici (vv. 4,8-9; 8,6; 3,1)
Tre cerchi sono dati per entrare
a noi uomini sconosciuti,
ogni cerchio un cammino incerto,
ove non sappiamo se poter ritornare.
Tre personaggi concessi al lettore
per riconoscere la loro Thea,
dai capelli color bronzo scuro.
Tre finali e due inizi sono elargiti
per avvicinarsi alla sfuggente realtà.
Forse il terzo giorno la troveremo,
o, forse, il nostro destino ci attende
per mano di altri.
Una distanza incolmabile separa
la fronte di noi minotauri
dal contatto di un’altra mano,
che pure scorgiamo vicina,
protesa verso il nostro essere,
piegati come spesso siamo
in ginocchio nell’arena della vita,
in attesa del messaggio dell’imperatore
a noi soli – lontani sudditi – indirizzato.
Quel messaggio nascosto
che sempre cerchiamo,
incuranti di mettere a repentaglio
chi siamo.
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