Monday, August 11, 2008

C- Christopher Nolan: Il cavaliere oscuro

L’eccentrico miliardario Bruce Wayne (Christian Bale), di giorno presidente delle potentissime Wayne Enterprises, si trasforma di notte nel tormentato giustiziere Batman.Inviso ad una parte della popolazione, che ne reclama l’arresto a gran voce, ma anche oggetto di una sorta di venerazione da parte di alcuni cittadini volenterosi che si cimentano in improbabili e rischiosi tentativi di emulazione a mano armata, Batman è l’ultima risorsa del dipartimento di polizia di Gotham nella lotta contro la criminalità organizzata.Convinto dell’onestà e dell’integrità del nuovo procuratore distrettuale Harvey Dent (un Aaron Eckart che sembra, per presenza scenica ed aspetto fisico, realmente uscito da un fumetto americano contemporaneo), Wayne è pronto ad appendere la maschera da giustiziere al chiodo per rifugiarsi in una ben meritata legalità, ma la comparsa sulla scena criminale del folle Joker (il compianto Heath Ledger, irresistibile nel suo canto del cigno), e il fallimento di una mega-operazione contro un’improbabile super-organizzazione criminale multiculturale e inter-razziale(1), lo costringono a modificare i suoi progetti…

Il cavaliere oscuro, secondo film del regista Christopher Nolan ispirato alle avventure di Batman, stupisce per la sobrietà (relativa) del montaggio, per l’uso limitato di effetti speciali, per l’accuratezza nella caratterizzazione dei personaggi comprimari, per l’aria naturale della fotografia e per le scelte ambientali azzeccate, e risulta molto più piacevole e riuscito del precedente Batman Begins.
L’intreccio complesso ed articolato coinvolge ed avvince lo spettatore, ma si inceppa nel lungo finale ricadendo nel banale e nel melodrammatico.
Poco convincente più per presenza fisica che per scarsa professionalità (come già in Batman begins del 2005) Christian Bale; ineccepibile, come di consueto Morgan Freeman, e ottime le performance di Gary Oldman e Aaron Eckart.
Un posto a parte merita l’indimenticabile prestazione di Ledger, più crudele e folle di Nicholson nel Batman firmato Tim Burton, nei panni di un “Joker” rinnovato nel look e nello spirito, post-modernamente consapevole dei vincoli indissolubili che lo legano al suo antagonista (avrà letto Moby Dick o si sarà limitato a vedere/ri-vedere Unbreakable – Il predestinato?).

L’aspetto politico dei prodotti d’intrattenimento americani del post-11 settembre merita di essere valutato con cautela: che i parenti delle numerosissime vittime dell’orribile attentato alle torri gemelle non abbiano ancora superato il dolore legato alla perdita dei loro cari è sacrosanto; quello che stupisce è che gli americani non siano ancora riusciti ad elaborare delle risposte culturali adeguate al fenomeno, se non riciclando il solito vecchio stereotipo del giustiziere(2) (maledettamente americano nel senso peggiore del termine) che lavora per l’intera società, e che dunque può permettersi di agire come se davvero il fine giustificasse i mezzi.
Il cavaliere oscuro, contrariamente a quanto si potrebbe inferire dalla locandina (dominata da un grattacielo in fiamme che rimanda esplicitamente alla tragedia dell’11 settembre) si mantiene fortunatamente distante (almeno per la maggior parte del tempo) dalle questioni di bruciante attualità, pur toccando tematiche rischiose come il rapporto tra giustizia e legalità.
Le scivolate sul convenzionale messaggio politico non precludono il buono svolgimento del film, che comunque resta più convincente nella rappresentazione della facile e trita favoletta morale della dualità dell’animo umano (plasticamente rappresentata dal mostruoso “due facce” nell’ultima parte del film, ma evocata fin dal principio nel confronto tra i personaggi di Batman e Gordon da un lato e Dent dall’altro).

Gradevole e ben girato, se pur non esente di alcuni dei nei tipici dell’action movie americano contemporaneo, Il cavaliere oscuro ha giustamente catturato l'attenzione del pubblico.


(1) Si fatica meno ad accettare l’esistenza di un miliardario disposto a passare la notti battendo le strade travestito da pipistrello per attaccare i criminali a mani nude, piuttosto che la collaborazione di gangster di colore, russi, cinesi, italiani all’interno di un’unica, micidiale, organizzazione criminale.
(2) D’altra parte, si chiederanno alfieri e rappresentati dell’america da dimenticare, se il “giustiziere” funziona per la sicurezza interna (il che, ovviamente, è tutto da dimostrare, e bisognerebbe che un giorno, amanti e sostenitori dei vari autoritarismi indicassero, statistiche alla mano, la reale diminuzione della criminalità a fronte dell’aumento delle forze di polizia e dei loro poteri, o della mobilitazione dei singoli cittadini armati…), perché non usarlo anche per le questioni internazionali?

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