Monday, May 05, 2008

L- William Faulkner: Mentre morivo

L’agonia della vecchia Addie Bundren è accompagnata dal suono dell’ accetta e della sega: suo figlio Cash le sta costruendo una bara, e ogni tanto, in cerca d’approvazione, le mostra le assi attraverso la finestra aperta. Fuori dalla porta il vecchio Anse si dice che infondo, morta sua moglie, potrà spendere qualche soldo per rimettersi i denti. In piedi, di fianco al letto di morte della madre, la giovane Dewey Dell si chiede come liberarsi di una gravidanza indesiderata. Convinti che la loro madre moribonda ne abbia ancora per qualche ora Jewel e Darl, sotto gli occhi esterrefatti dei coniugi Tull, si allontanano da casa, allettati da un guadagno di tre dollari. Il piccolo Vardaman, l’ultimogenito, lasciato solo nel cortile, si convince, pur di non accettare il lutto imminente, che sua madre sia un pesce.
La morte naturale della vecchia Addie Bundren da origine ad una lunga e tragica odissea: decisi a seppellire la donna nella natale Jefferson, Mississippi, i familiari si avventurano in carretto (trascinandosi dietro una scia di famelici avvoltoi), incuranti della pioggia torrenziale, ma il loro viaggio sarà segnato dal crollo di due ponti, da un guado finito male, dall’incendio (doloso) di un granaio e dal disinteresse del padre di famiglia Anse…

L’opera è articolata in una serie di brevi capitoli nei quali la narrazione, costruita con modalità analoghe a quelle dello stream of consciousness europeo, viene affidata a turno ai vari personaggi; la scelta del device permette all'autore di creare effetti di dilatazione temporale potenzialmente infiniti, che conferiscono all’avventura (ma forse sarebbe meglio parlare di sventura) dei Bundren un’aria ancora più penosa, operando un chiaro rovesciamento della tradizionale visione ottimista e vitalistica del viaggio inaugurata, in America, da Walt Whitman(1)(ma mutuata da George Sands).
I brevi monologhi interiori che restituiscono la serie degli avvenimenti concorrono alla costruzione degli effetti grotteschi mettendo in scena l’egoismo ed il completo disinteresse dei personaggi, troppo assorti nella valutazione dei propri guai per piangere la morte della propria madre (o moglie), e guidano il lettore fino al terribile finale, nel quale una vena amaramente comica, latente per tutto il romanzo, riemerge con tutta la sua carica graffiante e distruttiva.
Scritto nel 1929, a ridosso della pubblicazione di L’urlo e il furore, Mentre morivo rappresenta forse uno dei più alti punti d’approdo della sperimentazione stilistica faulkneriana.

Il romanzo Mentre morivo di William Faulkner è edito in Italia da Adelphi.


(1)si legge nel Canto della Strada:
A piedi e con il cuore leggero mi avvio per la libera strada,
In piena salute e fiducia, il mondo offertomi innanzi,
Il lungo sentiero marrone pronto a condurmi ove voglia.
[…]
Forte e contento mi avvio per libera strada.

(Walt Whitman, Foglie d’erba, Einaudi, ET Poesia, Torino 2002, p. 181)

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