Monday, March 31, 2008

L –James Ellroy: White Jazz

Los Angeles 1958. Tempo di elezioni. Il tenente Dave Klein, squadra buoncostume, è uno sbirro corrotto manovrato, un po’ dalla mafia ed un po’ dagli alti funzionari di polizia, per risolvere situazioni rischiose. Quando il testimone chiave di un’inchiesta FBI sui rapporti tra mafia e pugilato professionistico affidato alla custodia di Klein “cade misteriosamente” da una finestra aperta ed i federali decidono di avviare una serie di inchieste sulla corruzione interna al L.A.P.D, il tenente rischia di trovarsi incastrato per tutta una serie di “favori” fatti, un paio di omicidi, qualche frode fiscale, e parecchie speculazioni immobiliari condotte al limite della legalità; intanto qualcuno ha commesso un’effrazione nella casa dei Kafesjian, narcotrafficanti ed informatori della polizia, e Klein, incaricato di indagare sul caso, pensa che si tratti del “fuoco fatuo”, un pericoloso voyeur assassino a piede libero per la città.

Inseguitore inseguito da gangster, federali e poliziotti (quale miglior capro espiatorio da offrire all'FBI, se non l'uomo al quale è stato precedentemente affidato tutto il lavoro sporco?), il tenente è costretto a passare al contrattacco; nel farlo troverà l’amore ed abbandonerà il cinico concetto di “legalità” in favore di un ben più rigido senso di “giustizia”…

Scritto in prima persona con uno fare beat (1) che ricorda Ultima fermata Brooklin di Hubert Selby Junior, White Jazz sarà forse la prova più radicale del minimalismo stilistico di Ellroy, ma non è certo il romanzo più leggibile, né il più piacevole dell’autore di L.A Confidential.
La trama intricatissima (anche troppo), mal-costruita o mal-restiutita (va bene, il passaggio alla modernità, nella letteratura come nel cinema, sarà pure segnato dalla richiesta di un maggiore impegno interpretativo da parte del fruitore, ma qui tra stile ai limiti del sopportabile e intreccio vago per i tre quarti dell’opera, si manca davvero di rispetto al lettore… ) non è che un semplice pretesto per raccontare la storiella vagamente morale del tenente Klein, e rinnovare il tema tutt’altro che nuovo della corruzione della polizia (immischiata in ogni genere di affare illegale, dal gioco d’azzardo alla prostituzione, dal narcotraffico alle speculazioni edilizie (2)).

Se qualcosa di buono resta all’opera, oltre all’ incerta ambientazione retrò (siamo sicuri che negli anni ’50 i messicani scrivessero sui muri con le bombolette spray? (3)), sono i personaggi (quelli maschili), a partire da Klein (corrotto e violento, così distante dalla modello del detective “rude ma pulito” in uso nell’hard-boiled classico) per arrivare all’insopportabile Stemmons Jr., passando attraverso il canagliesco ma simpatico Dudley Smith.

Capitolo finale della fortunatissima quadrilogia di L.A. (La dalia nera(4), L.A. Confidential (5), Il grande nulla, White Jazz), il romanzo, adattato per il cinema (6) da Matthew Michael Carnahan (già autore di The kingdom e Leoni per agnelli) sarà portato sugli schermi dal mediocre Joe Carnahan (Narc, Smoking Aces ecc.) (7).

Il romanzo “White Jazz” di James Ellroy è edito in Italia da Mondadori.




(1)D’altra parte il romanzo si chiama “White jazz”, come sottrarsi allora al fascino dell’ abusato nesso letteratura beat/ musica be-bop? Come spesso capita in questi casi, tutti i riferimenti alle “dissonanze del bop” sono tanto convenzionali da risultare quasi imbarazzanti, e stupisce che un solido mestierante come Ellroy non se ne sia reso conto.
(2)Nel romanzo si fa riferimento ai fatti di Chavez Ravine; il quartiere, un ghetto abitato fino alla fine degli anni ’50 dagli immigrati messicani, fu raso al suolo, ed il terreno fu ceduto a O’Malley (presidente della squadra dei Brooklin Dodgers) per la cifra simbolica di un dollaro. Sul terrenno di Chavez Ravine fu costruito uno stadio per il baseball, usato dai Dodgers a partire dal 1962.
(3) Reuben Ruiz a Klein : “il messicano si ferma un momento a scrivere con lo spray ‘Ramon y Kiki por la vida’ ” (pg. 163)
(4) portato sugli schermi da Brian De Palma nel 2006
(5) portato sugli schermi nel da Curtis Hanson nel 1997 e premiato con due premi Oscar (a Kim Basinger nella categoria “miglior attrice non protagonista” e a
Brian Helgeland e C. Hanson per la “miglior sceneggiatura non originale”.)
(6) la sceneggiatura è leggibile su internet all’indirizzo http://smokinjoecarnahan.com/WJ.pdf.
(7)L’uscita del film era prevista per il 2009, ma da una serie di indiscrezioni pare che George Clooney, scelto per vestire i panni del protagonista, abbia abbandonato il set per tener fede ad una serie di impegni precedenti. Gli spettatori dovranno dunque aspettare per vedere sugli schermi l’improbabile incontro tra le brutture registico-montaggistiche tipicamente postmoderne dell’artefice di Narc (se il montaggio, come affermava Godard, è un battito di ciglia, Carnham, e con lui tanti altri registi contemporanei, devono essere affetti da qualche genere di tic…) e la tanto incensata mediocrità letteraria di Ellroy.

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9 Comments:

At 6:03 PM, Anonymous Anonymous said...

è incredibile. mentre cercavo un'informazione su un romanzo di ellory letto mille anni fa, mi trovo per caso qui. e trovo tutto ciò che amo.

 
At 1:28 PM, Anonymous Anonymous said...

Le bombolette di vernice spray furono inventate nel 1949, poi se i messicani le usassero per scrivere sui muri o meno, questo non posso saperlo.
A me White Jazz è piaciuto molto anche se conosco poco la musica jazz e il be bop in particolare

 
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At 12:14 AM, Anonymous mauro said...

Letto e riletto,non facile da comprendere alla prima lettura,è un romanzo efficace,ottima conclusione della tetralogia di L.A. Negli anni successivi sono molti i registi e sceneggiatori che dovranno ringraziare J.Ellroy..iniziando da Tarantino con Pulp Fiction fino a Pizzolatto con True Detective..

 
At 9:15 PM, Blogger dalia alaa said...


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