Monday, March 17, 2008

L – Cormac McCarthy: Il buio fuori

Da questa desolazione spirava un vento che portava con sé odore di marcio, e le canne palustri e le felci nere intorno a lui si urtavano lievemente, quasi fossero in catene. Si domandò perché una strada dovesse arrivare a un posto del genere.(1)

Tre misteriosi assassini si muovono senza meta sullo sfondo di un West rigoglioso ma semi-deserto; un neonato (nato da una relazione incestuosa…) abbandonato nel mezzo di una radura viene raccolto da un calderaio girovago; un padre preso dal senso di colpa si trasforma in ladruncolo vagabondo e senza meta; una giovane madre convinta che il figlio che le è stato rubato sia ancora vivo batte le campagne nella disperata ricerca di un calderaio mai visto prima…
Scritto per pezzi brevi come rapide sequenze di un lungo montaggio incrociato (2) la cui durata copre l’intero romanzo, Il buio fuori rappresenta in maniera meravigliosa quel dissidio tra uomo e natura che sembra il fulcro delle convinzioni metafisiche di Cormac McCarthy. Se il western classico rappresenta lo sforzo pionieristico di conciliare una natura pericolosa e violenta con le esigenze dell’uomo civile, il western di McCarthy testimonia la perfetta indifferenza di una natura rigogliosa (3) alla bruttura ed all’aridità delle vicende umane. Uscito da un ventennale isolamento (4) in occasione della consegna del premio Pulitzer per la narrativa (assegnatogli nel 2007 per il romanzo La Strada), McCarthy ha partecipato al talk show di Oprah Winfrey ed in seguito ha rilasciato una lunga intervista al mensile “Rolling Stone” (uscita in Italia sul numero di marzo), confidando particolari interessanti sul suo metodo di lavoro, sui suoi gusti ed interessi: amante più del rigore scientifico (l’autore frequenta quotidianamente il “Santa Fe Institute”, luogo d’incontro di alcuni tra i migliori scienziati viventi…) che delle “speculazioni sulle cose” tipiche della letteratura, l’autore, che giura di non leggere narrativa, sembra aver inaugurato una nuova dimensione del realismo letterario, fondata su riflessioni congiuntamente morali e scientifiche, piuttosto che sul minimalismo stilistico e tematico entrato come consuetudine in tanta buona letteratura americana. Disgustato dalla violenza connaturata al genere umano, come solo i grandi conoscitori sanno esserlo (“se vieni dagli stati del Sud conosci la violenza”), McCarthy è convinto che il pianeta starebbe molto meglio senza di noi, ma la cosa non ha poi grande importanza dato che, mondo e uomo, sono irrimediabilmente destinati ad estinguersi …

Il romanzo “Il buio fuori” di Cormac McCarthy è edito in Italia da Einaudi.



(1) Cormac McCarthy, Il buio fuori, Einaudi, Torino 2008, pg. 207
(2)Il lettore sa, perché è convenzione cinematografica nota anche ai bambini, e prestata qui alla letteratura, che il montaggio incrociato porta ad un incontro, e tuttavia spera che qualche avvenimento imprevisto spezzi il corso naturale degli eventi…
(3)Tanto rigogliosa che sembra “gestita” da un dio diverso rispetto a quello che ha gettato gli uomini sulla terra.
(4)Insieme a J.D.Salinger e Thomas Pynchon (tanto restio a stare di fronte a fotografi e macchine da presa, da essere stato ironicamente inserito in una puntata de i Simpson con un sacchetto di carta sulla testa…), Cormac McCarhty era considerato uno dei grandi “invisibili” della letteratura americana.

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1 Comments:

At 11:21 PM, Blogger Matteo said...

Finito di leggere tre minuti fa. Molto puntuale la tua recensione (e sono superflui i complimenti per il tuo lavoro). Trattandosi del mio primo contatto con McCarthy sono rimasto piuttosto frastornato. Il finale è come un una scheggia di legno sotto un'unghia.

 

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