Saturday, March 29, 2008

C- Sidney Lumet: Onora il padre e la madre

Andrew Hanson (Philip Seymour Hoffman) ha un lavoro di responsabilità presso una grande società immobiliare newyorkese, una bella casa, una moglie attraente (Marisa Tomei) che a lui quasi non interessa più (fanno eccezione i periodi di vacanza, come dimostra l’esplicita sequenza iniziale…), e per allentare la tensione e meglio sopportare responsabilità e senso di vuoto si concede, ogni tanto, un po’ di coca a spese della ditta. Quando gli agenti del fisco rendono nota l’intenzione di ispezionare i conti, Andy, che da anni truffa la società falsificando i libri contabili, convince suo fratello Henry (Ethan Hawke nei panni di un modesto impiegato di poche speranze la cui esistenza è resa insopportabile da una ex moglie alla quale riesce a stento a pagare gli alimenti, una figlia a carico, ed una “bollente” relazione con la bella Marisa Tomei…) a rapinare la piccola gioielleria dei genitori, con l’intenzione di scappare a Rio con l’incasso. Quello che doveva essere un colpo tranquillo va però a rotoli quando mamma Hanson tenta di reagire e lei e il rapinatore (un terzo uomo coinvolto dall’insicuro Henry) ci rimettono le penne…

Ben sceneggiato dall’esordiente Kelly Masterson (ma ritoccato, così si dice in giro, dallo stesso regista), girato in digitale ed in alta definizione (ma con fotografia e colori abbastanza caldi da dare allo spettatore l’impressione di trovarsi di fronte ad una pellicola…) costruito ricorrendo alla scelta stilistica, non troppo originale, di fragmentare l’intreccio e passarlo al pubblico stravolgendo l’ordine cronologico degli eventi (viene in mente il Kubrick di Rapina a mano armata piuttosto che il Tarantino di Pulp fiction (1)), firmato dall’ormai ottantatreenne Sidney Lumet (premiato con un Oscar alla carriera nel 2005), Onora il padre e la madre è sicuramente uno dei film più interessanti della stagione. Salutato come il ritorno del regista al genere “thriller”, il film, che ha in realtà ben poco di “thrilling”, è una perfetta parabola noir dall’ andamento lento ma inesorabile, costruita sul modello delle tragedie classiche e tanto efficace quanto è prevedibile l’esito delle azioni dei personaggi. Ottima la recitazione da parte dei due protagonisti, della contesa Marisa Tomei e del padre Albert Finney.


(1) Nel film di Kubrick l’andamento non lineare dipendeva direttamente dalla struttura del romanzo di Lionel White, rispettata nell’adattamento cinematografico, e corrispondeva dunque ad una semplice scelta stilistica; in Pulp fiction gli accorgimenti temporali sembrano utilizzati anche allo scopo di chiudere il film come se i personaggi di John Travolta e Samuel Jackson (ai quali lo spettatore si è immancabilmente affezionato) fossero ancora vivi e vegeti…

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