M- Neil Diamond: 12 Songs
Neil Diamond, la consueta voce calda resa profonda e leggermente incupita dal tempo, torna a stupire con il suo “12 Songs”; gli arrangiamenti, curati secondo la brevettata ricetta “Rick Rubin” (che ridiede lustro anche a Johnny Cash nelle sue “American Recordings”) si rivelano assolutamente eccezionali, costruiti come sono su uno svuotamento dell’accompagnamento (anche laddove intervengono molti strumenti) in favore di una voce che è protagonista assoluta, e sostiene l’intero album.
Dall’incontro Diamond-Rubin nasce un album di eleganti e raffinate torch-songs che, oltre a rappresentare il punto più alto della produzione diamondiana dagli anni 80 ad oggi, meritano di restare inscritte nella storia della musica d’autore.
Nell’insieme, risulta deludente solo “we”, pezzo ironico nel testo e nell’arrangiamento (quasi un brano da cabaret) che stona decisamente con le altre 11 ballate d’amore e d’abbandono.
Da segnalare le struggenti “What’s it gonna be” e “Im on to you” (forse il pezzo meglio arrangiato dell’intero disco).
Labels: Musica, Neil Diamond, Rick Rubin
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