Tuesday, January 17, 2006

L-Chester Himes: Corri uomo corri

Generalmente - o almeno così parrebbero indicare le mie poche esperienze in questo senso - direi che chiunque abbia passato più tempo dietro una pistola, che dietro una macchina da scrivere, non può saper scrivere; sembrerà forse una generalizzazione, ma nel noir l’esperienza diretta di delitti e criminali è inversamente proporzionale alla godibilità dello stile: si paragoni, ad esempio, lo stile di un autore come Chandler, completamente digiuno di esperienze criminali, con quello di Hammett, decisamente più preparato in materia di delitti...; eppure nel caso di Himes bisogna ricredersi.
Una prosa alla Hammet, ma segnata da tematiche razziali (ricorrenti nell’opera di Himes) ci conduce in una Harlem degli anni cinquanta piena di bar, locali notturni, venditori d’armi da fumetto, puttane e poliziotti.
Il giovane nero Jimmy Johnson, studente e impiegato in una catena di tavole calde testimone di un duplice omicidio commesso da un poliziotto ubriaco, si ritrova a dover correre per la sua vita, perchè è difficile per un ragazzo nero convincere le forze dell'ordine che un agente bianco abbia “dato di matto” uccidendo due neri e ferendone un terzo senza motivo.
Il romanzo, scritto in Francia nel 1966 (Himes lasciò gli Stati Uniti dopo aver scontato una condanna per rapina a mano armata) scorre bene all’inizio, ma rallenta (in maniera forse eccessiva) e non si riprende del tutto neppure sul finale; ciononostante è reso godibilissimo dalla descrizione di un ambiente come la Harlem degli anni ’50, scenario ideale per un giovane di colore pronto a perdere l’onestà per salvare la vita.
Confrontato con i già citati noir di Hammett, ai quali potrebbe, per stile, essere paragonato, Corri uomo corri se ne allontana per la scelta dei personaggi (decisamente più umili), e per una certa (tutt'altro che spiacevole) schematicità dell’intreccio.

Il romanzo Corri uomo corri, di Chester Himes, è edito da Giano.

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