Friday, November 27, 2009

Valerio Varesi: Il paese di Saimir


“Sa quel palazzo… Quello di quattro piani?”
“Eh, e allora?”
“C’è stato un incidente.”
“Che incidente, cazzo!”
“È venuto giù”(1)


“Il ciclo illegale del cemento è una delle principali fonti di finanziamento per le organizzazioni criminali, mafiose e non. Dalle cave abusive all’abusivismo edilizio, dagli appalti per le opere pubbliche alle truffe ai fondi pubblici, passando per l’utilizzo di lavoratori in nero”(2). Così si esprime Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, nelle sue note conclusive a Il paese di Saimir di Valerio Varesi. Dovrebbero bastare queste poche righe, lineari enunciazioni di ovvi dati di fatto, a chiarire il valore del romanzo, e invece non è così: ormai lo sappiamo, lo spunto documentario, l’attenzione per le aberrazioni criminali a forte impatto ambientale (e non solo) è una costante dei libri della collana Verde Nero; ed è bene che sia così, perché la singolarità del racconto sottrae i crimini alla distante ripetitività (e quindi, in un certo senso “normalità”) del caso di cronaca che accade e ri-accade, sempre uguale a se stesso, richiamando l’attenzione del lettore. Ma Il paese di Saimir non è solo questo. Non è un semplice "promemoria", nè un saggio romanzato, ma un romanzo ben calcolato, costruito, emotivamente efficace.
Andiamo con ordine.
Domenica pomeriggio. Altin, Mentor, Sabri e Saimir, quattro clandestini albanesi arrivati in Italia per cercare fortuna, e miseramente approdati in un cantiere edile gestito dal detestabile duo Rivalta (imprenditore edile)- Inardo (capomastro), restano vittime di un terribile incidente: a causa di un errore nell’abbattimento di un muro, il palazzo nel quale stanno lavorando si ripiega su se stesso e crolla. I muratori, tutti impiegati in nero, lasciano il cantiere in fretta e furia. È una fuga alla spicciolata, la loro: ognuno si allontana come può, il più in fretta possibile, per evitare che l’intempestivo (o troppo tempestivo) arrivo di pompieri e forze dell’ordine si risolva con un foglio di via e il crollo di tutte le prospettive, la morte delle "grandi" opportunità.
Solo dopo essersi ritrovati a casa, e avendo recuperato la calma, i clandestini si rendono conto della scomparsa del diciassettenne Saimir. Incerti sul da farsi, ma sicuri di non poter richiedere l’intervento di forze dell’ordine e protezione civile, Altin, Mentor e Sabri decidono di battere le strade della città alla ricerca del compagno, smarrito –così sperano-, nel corso del breve tragitto dal cantiere a casa.
Intanto, sotto le macerie, il giovane Saimir sogna la madre lontana, il coraggioso cane Jack, rimasto in patria, e il mare visto dall’alto di una collina. I soccorsi arriveranno presto.
Forse.
O, forse, l’intervento dell’imprenditore, deciso a mettere tutto a tacere, e l'idea del connazionale Smirald, pronto a montare un pericoloso ricatto, convinceranno i vecchi compagni ad abbandonare Saimir...

Questo è Il paese di Saimir: un romanzo “politico”, che si serve di stile e meccanica, di stratagemmi tipici del noir per raccontare una storia che travalica il “semplice” intreccio criminale, prendendosi carico di temi quali immigrazione, clandestinità, lavoro nero e morti bianche (e che quindi, volendo approfittare di un controverso neologismo, si potrebbe definire post-noir, se solo non fosse che la nuova etichetta si riferisce a tutto e a niente)… ed è la “cronaca di una morte annunciata”, riportata direttamente dalla vittima in un’autonarrazione che alterna immagini distanti e “familiari” alle anguste prospettive del sepolto vivo; o riferita in maniera distaccata, in terza persona, come a voler prendere le distanze dagli altri personaggi, tutti irrimediabilmente colpevoli. È una “congiura degli innocenti” alla quale si assiste impotenti, in un crescendo di rabbia e disgusto, fino al buio, sconsolante finale.

Il paese di Saimir di Valerio Varesi, semifinalista al “Premio Scerbanenco” (http://www.noirfest.com/scerbanenco.asp), è edito da Edizioni Ambiente.



(1) Valerio Varesi, Il paese di Saimir, Edizioni Ambiente, Milano 2009, p. 10.
(2) Antonio Pergolizzi, I fatti, in Valerio Varesi, Il paese di Saimir, cit., p. 305.

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