Paola Ronco: Corpi Estranei
Correvamo da un angolo all’altro di una città che ormai non riconoscevamo più, sfuggivamo ai lacrimogeni e ai blindati, e io cascavo giù come una pera ogni tre passi. Ogni tanto qualcuno mi raccattava da terra, bestemmiava piano, riprendeva a correre. Ripenso a tutte queste cose, e intanto fumo e resto seduta. Davanti a me c’è un pezzo di fiume che conosco poco; da queste parti non ci vengo mai, di solito il Po me lo guardo dai Murazzi.(1)
Torino, oggi.
Mauro Cabras è un poliziotto; un buon poliziotto, direbbe qualcuno. Per altri è solo un uomo dal grilletto facile. Uno incapace di controllarsi, che porta sul corpo le tracce di un errore passato - un errore per il quale non prova, o si sforza di non provare, alcun rimorso. E i colleghi lo sanno, e lo guardano con un misto di rispetto e compassione.
Silvia, addetta stampa e p.r., è sempre sull’orlo del licenziamento (in un mondo di precariato diffuso, le stagiste giovani, carine e servizievoli, non mancano mai, e anche il minimo errore può rivelarsi fatale…), e vittima di una coppia di insopportabili dirigenti. Eppure, tutto questo non basta a spiegare lo stanco disgusto che prova nei confronti del fidanzato Luciano, un avvenente poliziotto che è l’invidia di tutte le colleghe. Che cosa, esattamente, la tormenta?
La giovane studentessa universitaria Alessia, scioccata da un tragico passato, si arrabatta tra contratti a termine rimediati con l’“aiuto” di un’agenzia interinale, esami superati alla bell'e meglio (2) e piccole-grandi lotte con due disordinati e rumorosi coinquilini. Ma da qualche anno, alcune situazioni la terrorizzano, è convinta di non poter più respirare, teme di scoprirsi vittima di un tumore ai polmoni, non ha più progetti per il futuro.
I tre personaggi si incontrano e si scontrano, si inseguono e si sfuggono, si riconoscono e si allontanano, sullo sfondo di una Torino perfettamente realistica; intanto, una banda di imprendibili giustizieri si aggira per la città –a bordo di una misteriosa Opel nera decorata di gagliardetti fascisti, assicurano alcuni testimoni- “ripulendo” le strade da “barboni, extracomunitari, tossici allo sbando”(3)…
Costruito a “tre voci” grazie ad un’inedita miscela di focalizzazione interna (Alessia) e narrazione in terza persona (narratore esterno e focalizzazione zero, che però si adatta ai limiti dei personaggi “raccontati”, concedendo al lettore solo ciò che essi stessi sono pronti a richiamare alla mente(4)), il romanzo può contare, oltre che su una lingua lucida, piacevolmente familiare, “ristretta” e priva di fronzoli, su una scelta dei tempi azzeccatissima, che mantiene viva l’attenzione del lettore fino alle ultimissime pagine, attraverso un montaggio di brani studiati per svelare “sottraendo”, negando tutta una serie di particolari essenziali per la ricostruzione della vicenda. E l’effetto è perfetto: Corpi estranei coinvolge con forza pari a quella prodotta dal detestabile romanzo ad enigma, ma senza tradire una cornice profondamente realistica(5). Se, nel giallo classico, la disposizione ordinata di indizi "tra le pagine"–elemento, inutile a dirsi, fortemente irreale- richiamava l’animo enigmistico del lettore ad una distante partecipazione, nel romanzo di Paola Ronco, è il “non detto” a forzare il lavoro sull’intreccio, la ricostruzione della trama sommersa(6) in una narrazione che rinuncia ad ogni facile chiarimento, e abbandona ogni funzione consolatoria(7): i colpevoli non pagano. Così, il lavoro del lettore si fa metafora di quello sguardo “demistificante” che il poliziesco propone e deve proporre come compito irrinunciabilmente umano, e il romanzo, che di per se intrattiene egregiamente, assume in un certo senso una funzione pedagogica, sostenendo le ragioni del dubbio di fronte alla semplice, passiva, “ricezione della realtà”.
Paola Ronco è nata a Torino nel 1976. Vive a Genova. Corpi estranei, edito da Perdisa, è il suo primo romanzo.
(1)Paola Ronco, Corpi Estranei, Perdisa, Bologna 2009, p. 130.
(2)Studenti ed ex-studenti leggeranno con “piacere” (o con sdegno?) i brani relativi all’esame di filosofia morale sostenuto dalla giovane protagonista, e chissà che qualche torinese non riconosca il professore ritratto come un personaggio realmente esistito...
(3)Ivi, p. 72
(4)La reticenza (nel senso originario e menandriano di ellissi "emotivamente giustificata"), che in questo romanzo sembra assurgere al livello di schema, di strategia narrativa, non è una scelta gratuita, ma è una “trascrizione” di pensieri fedele ai limiti dei "personaggi pensanti", incapaci di “rimuovere” il passato, ma anche di affrontarlo per lasciarselo definitivamente alle spalle.
(5)Quello di Corpi estranei non è un improbabile universo parallelo, ma è quello tristemente reale del precariato e delle mistificazioni mediatiche, della morte della politica e della fine dell’impegno, dell’intolleranza, della sempre più anacronistica (ma paradossalmente sempre più radicata) xenofobia, e del G8 di Genova (evento al quale il romanzo sembra rimandare in maniera piuttosto esplicita).
(6) Per come procedono le cose, ci si aspetterebbe di riannodare le tre storie in un’unica serie di avvenimenti: si scopre, invece, procedendo nella lettura, che uno dei personaggi è un semplice “testimone indiretto”; l’asimmetria di ruoli, che in questo modo si viene a creare, non indebolisce, ma rafforza il romanzo aggiungendo “confusione” e contribuendo alla costruzione dell’effetto complessivo.
(7)L’unico spiraglio di luce all’orizzonte sembra essere rappresentato dall’idea dell’espatrio, che sfiora, come un’improvvisa illuminazione, uno dei personaggi.
Torino, oggi.
Mauro Cabras è un poliziotto; un buon poliziotto, direbbe qualcuno. Per altri è solo un uomo dal grilletto facile. Uno incapace di controllarsi, che porta sul corpo le tracce di un errore passato - un errore per il quale non prova, o si sforza di non provare, alcun rimorso. E i colleghi lo sanno, e lo guardano con un misto di rispetto e compassione.
Silvia, addetta stampa e p.r., è sempre sull’orlo del licenziamento (in un mondo di precariato diffuso, le stagiste giovani, carine e servizievoli, non mancano mai, e anche il minimo errore può rivelarsi fatale…), e vittima di una coppia di insopportabili dirigenti. Eppure, tutto questo non basta a spiegare lo stanco disgusto che prova nei confronti del fidanzato Luciano, un avvenente poliziotto che è l’invidia di tutte le colleghe. Che cosa, esattamente, la tormenta?
La giovane studentessa universitaria Alessia, scioccata da un tragico passato, si arrabatta tra contratti a termine rimediati con l’“aiuto” di un’agenzia interinale, esami superati alla bell'e meglio (2) e piccole-grandi lotte con due disordinati e rumorosi coinquilini. Ma da qualche anno, alcune situazioni la terrorizzano, è convinta di non poter più respirare, teme di scoprirsi vittima di un tumore ai polmoni, non ha più progetti per il futuro.
I tre personaggi si incontrano e si scontrano, si inseguono e si sfuggono, si riconoscono e si allontanano, sullo sfondo di una Torino perfettamente realistica; intanto, una banda di imprendibili giustizieri si aggira per la città –a bordo di una misteriosa Opel nera decorata di gagliardetti fascisti, assicurano alcuni testimoni- “ripulendo” le strade da “barboni, extracomunitari, tossici allo sbando”(3)…
Costruito a “tre voci” grazie ad un’inedita miscela di focalizzazione interna (Alessia) e narrazione in terza persona (narratore esterno e focalizzazione zero, che però si adatta ai limiti dei personaggi “raccontati”, concedendo al lettore solo ciò che essi stessi sono pronti a richiamare alla mente(4)), il romanzo può contare, oltre che su una lingua lucida, piacevolmente familiare, “ristretta” e priva di fronzoli, su una scelta dei tempi azzeccatissima, che mantiene viva l’attenzione del lettore fino alle ultimissime pagine, attraverso un montaggio di brani studiati per svelare “sottraendo”, negando tutta una serie di particolari essenziali per la ricostruzione della vicenda. E l’effetto è perfetto: Corpi estranei coinvolge con forza pari a quella prodotta dal detestabile romanzo ad enigma, ma senza tradire una cornice profondamente realistica(5). Se, nel giallo classico, la disposizione ordinata di indizi "tra le pagine"–elemento, inutile a dirsi, fortemente irreale- richiamava l’animo enigmistico del lettore ad una distante partecipazione, nel romanzo di Paola Ronco, è il “non detto” a forzare il lavoro sull’intreccio, la ricostruzione della trama sommersa(6) in una narrazione che rinuncia ad ogni facile chiarimento, e abbandona ogni funzione consolatoria(7): i colpevoli non pagano. Così, il lavoro del lettore si fa metafora di quello sguardo “demistificante” che il poliziesco propone e deve proporre come compito irrinunciabilmente umano, e il romanzo, che di per se intrattiene egregiamente, assume in un certo senso una funzione pedagogica, sostenendo le ragioni del dubbio di fronte alla semplice, passiva, “ricezione della realtà”.
Paola Ronco è nata a Torino nel 1976. Vive a Genova. Corpi estranei, edito da Perdisa, è il suo primo romanzo.
(1)Paola Ronco, Corpi Estranei, Perdisa, Bologna 2009, p. 130.
(2)Studenti ed ex-studenti leggeranno con “piacere” (o con sdegno?) i brani relativi all’esame di filosofia morale sostenuto dalla giovane protagonista, e chissà che qualche torinese non riconosca il professore ritratto come un personaggio realmente esistito...
(3)Ivi, p. 72
(4)La reticenza (nel senso originario e menandriano di ellissi "emotivamente giustificata"), che in questo romanzo sembra assurgere al livello di schema, di strategia narrativa, non è una scelta gratuita, ma è una “trascrizione” di pensieri fedele ai limiti dei "personaggi pensanti", incapaci di “rimuovere” il passato, ma anche di affrontarlo per lasciarselo definitivamente alle spalle.
(5)Quello di Corpi estranei non è un improbabile universo parallelo, ma è quello tristemente reale del precariato e delle mistificazioni mediatiche, della morte della politica e della fine dell’impegno, dell’intolleranza, della sempre più anacronistica (ma paradossalmente sempre più radicata) xenofobia, e del G8 di Genova (evento al quale il romanzo sembra rimandare in maniera piuttosto esplicita).
(6) Per come procedono le cose, ci si aspetterebbe di riannodare le tre storie in un’unica serie di avvenimenti: si scopre, invece, procedendo nella lettura, che uno dei personaggi è un semplice “testimone indiretto”; l’asimmetria di ruoli, che in questo modo si viene a creare, non indebolisce, ma rafforza il romanzo aggiungendo “confusione” e contribuendo alla costruzione dell’effetto complessivo.
(7)L’unico spiraglio di luce all’orizzonte sembra essere rappresentato dall’idea dell’espatrio, che sfiora, come un’improvvisa illuminazione, uno dei personaggi.
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