Friday, August 21, 2009

Soulsavers: Broken


Il portale CdBaby, utilissimo per chi cerchi delucidazioni sulle ultime (e penultime) tendenze del continente musicale “indie”, raccoglie un tipo particolare di sound sotto la dicitura “Mood: brooding”; insistendo nella ricerca di un'etichetta per il genere in questione, ci si imbatte, su internet, in un proliferare di definizioni vuote, approssimative e, generalmente, poco diffuse (verrebbe da dire convenzionali, se non fosse che le convenzioni sono generalmente condivise da più soggetti…): Gothic-country, southern gothic, dark-blues, gothic blues, noir-blues, folk-noir, ecc. ecc.. In realtà, forse non si tratta neppure di un genere, ma di una serie di somiglianze, che fanno si che tra gli artisti coinvolti si crei -per dirla con Wittgestein- “un’aria di famiglia”; così si finisce per associare Nick Cave ai londinesi Tindersticks, gli americani Willard Grant Conspiracy ai National, l’australiano Mick Harvey all’inglese Scott Walker e a Lee Hazelwood, Bonnie Prince Billy e l’ultimo Johnny Cash a Jay Munly, i Wowen Hand, Rowland S. Howard, la Handsome family ecc. ecc.. A questo clima musicale appartiene a pieno titolo Broken, ultimo lavoro dei “Soulsavers”, duo di Manchester che aveva già conquistato un pubblico di appassionati di tutto il mondo con il riuscitissimo album d’esordio It’s Not How Far You Fall, It’s How You Land (2007).
Affiancati dall’immancabile Mark Lanegan (e da ospiti eminenti quali Bonnie ‘Prince’ Billy, Jason Pierce della band “Spiritualized”, Mike Patton e Richard Hawley) i Soulsavers -Rich Machin e Ian Glover-, programmaticamente trasversali e sperimentatori per fondazione, confezionano un album dai toni scuri e dalle tinte forti, che alterna ampie ballate pianistiche (You will miss me when I Burn, Can’t catch the train) a pezzi rock dal sapore psichedelico più o meno marcato (Unbalanced Pieces, Death Bells), momenti neo-folk (Pharaos Chariot) e twanganti quasi-gospel (Praying Ground), perle noise (Rolling Sky) e brani strumentali dal gusto neo-classico (The seventh proof, Wise blood); e il lavoro -date le premesse è quasi superfluo dirlo- funziona egregiamente, risultando, fin dal primo ascolto, liricamente e musicalmente interessante(1).
Da segnalare, oltre alla "single track" You Will miss me when I burn (cover degli oldhamiani "Palace Brothers"), la splendida Shadows Fall e l'intrigante Rolling Sky.

In uscita in questi giorni per Columbia Records, Broken sarà presentato al pubblico italiano nei due concerti dell'1 e 2 settembre(2).



(1)D’altronde, per farsene un’idea basta dare un’occhiata alle influenze riportate sulla pagina myspace della band (http://www.myspace.com/soulsavers): qui, tra riferimenti musicali e letterari più o meno prevedibili (dall’immancabile Johnny Cash all’ormai onnipresente Charles Bukowski, vero e proprio “must” di un certo neodecadentismo facilmente “maledetto”), compaiono anche un nobilitante “William Faulkner” e un insospettato “Harry Crews”…
(2) Rispettivamente all' Estragon Festival di Bologna e al Magnolia Parade di Milano.

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