Tuesday, March 06, 2007

M- Grinderman: Grinderman

In uscita in questi giorni l’album d’esordio del nuovo progetto di Nick Cave, i Grinderman.

L’artista, dichiaratosi stanco del sistema produttivo vigente (“fai uscire dodici o tredici canzoni, fai un tour di un anno, aspetti che la gente si dimentichi di te e poi torni in sala di incisione”) e troppo prolifico per adattarvisi, affianca agli ormai collaudatissimi (come non dire esauriti?) Bad Seeds questo progetto parallelo.
Il nuovo album del cantautore australiano risulta ricco delle già note influenze blues, country, rockabilly, rilette in una chiave rumorosa e sgraziata, oscillante tra distorsione quasi heavy metal (o ancor peggio nu-metal) e atmosfere sperimentali ormai trite e ritrite (probabilmente recuperate da qualche B-side di John Spencer Blues Explosion o simili).
Tutto sembra voler contraddire le dichiarazioni di Cave, dalla brevità dell’album (appena 40 minuti), alla scarsa ispirazione dei testi (dall’orribile “no pussy blues”, manifesto in potenza di una giovane generazione preda di un facile, volgare maledettismo, all’ infelice ballata “Man in the moon” gradevole ma sciocca e tutt’altro che originale).
Unico nota positiva: Cave sembra non aver perso le sue capacità recitative, ma a cosa servono, applicate a testi sempre più insulsi e scadenti?
Quanto ancora dovremo attendere l’uscita di scena di un cantautore la cui poetica sembra essere ormai irrimediabilmente frusta e destinata ad una graduale involuzione (se si considera infatti la produzione di Nick Cave dopo “The boatman’s call”, sembra di trovarsi di fronte ad un lento, ma inesorabile regresso segnato dal recupero delle sonorità giovanili alla Birthday party svuotate da quella rabbia graffiante che ne era giustificazione estetica…)?


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