Sunday, September 20, 2009

André Héléna: I clienti del Central Hotel


Le donne e gli uomini si prendevano frettolosamente, godevano insieme e cercavano altri partner. Bisognava fare l’amore in fretta perché non si sapeva se domani ce ne sarebbe stata di nuovo la possibilità. Allora non ci si attardava molto in preliminari. Un incontro, un sorriso, un desiderio reciproco, un briciolo di conversazione e la porta dell’hotel più vicino apriva quella di un paradiso provvisorio.(1)

Perpignan, Pirenei orientali, agosto 1944. La guerra è finita, e i tedeschi si ritirano, ma le ferite scavate nell’animo della popolazione dalla lunga occupazione militare sono ben lungi dal rimarginarsi; così, mentre i partigiani procedono (in maniera decisamente irrazionale) alle prime epurazioni, i contrabbandieri si reinventano un futuro e i doppiogiochisti tentano voltabandiera e scavalcamenti di campo, la vita degli abitanti del “Central Hotel” -vecchie puttane e giovani spie, informatori, vedove, prudenti poliziotti ed ebrei iscritti a registro sotto mentite spoglie- continua monotona: tutti, dai semplici passanti ai clienti abituali, cercano di rimediare all'inevitabile mal de vivre rifugiandosi in una sensualità priva di sentimento, rapida e strumentale, disperata, animalesca, crudele…

Romanzo corale, a patto che si sia disposti ad estendere il concetto di “coralità” fino a comprendere il lamento scomposto di un gruppo di persone prive della minima solidarietà, un’affollarsi di voci singole e discordanti che gridano - ognuna sorda a tutte le altre- la propria solitudine, accomunate solo da una miseria che trascende la dimensione storica ed eccede il campo politico per farsi esistenziale, I clienti del Central Hotel ricorda, per costruzione, e non per ambientazione, il dabitiano Hotel du Nord, ma, privo com’è di ogni residuo di populismo, se ne allontana per esiti e morale; svincolato dalle necessità politiche contingenti, il romanzo rovescia il notissimo Silenzio sul mare, manifesto della resistenza francese, nel suo opposto: se Vercors raccontava, con intenti propagandistici, la crudeltà degli oppressori tedeschi, Héléna trasforma in metafora la situazione di "occupati" e "reduci" per cantare l’ingiustizia (senza bandiera) e la miseria dell’uomo, decretando, senza possibilità di appello, la vanità di ogni patriottismo, di ogni politica, di ogni lotta per la libertà(2), di ogni filosofia e religione.
Lucido e sconsolante come il “peggior” Sartre, “vero” come una serie di riprese in presa diretta montate senza censura, e stilisticamente perfetto, I clienti del Central Hotel, è il capolavoro assoluto di un autore ingiustamente dimenticato e oggi al centro di una fortunata (e meritatissima) riscoperta.
Che dire, allora? Tutto quel che si può dire di un volume nato dall’incontro dell'opera maggiore di un autore di pregio, una piccola e giovane casa editrice, una coraggiosa e dotata traduttrice (già, perché lo stile di Héléna, come quello del suo contemporaneo Léo Malet è frutto di una feroce miscela di intuizione poetica e registro popolare, di lirismo e argot, e la versione italiana di Barbara Anzivino rende assolutamente giustizia all’originale), una splendida veste tipografica e un’edizione curata nei minimi dettagli: semplicemente imperdibile.

I clienti del Central Hotel, di André Héléna, è edito in Italia da Aìsara.


(1) André Hélèna, I clienti del Central Hotel, Aìsara, Cagliari 2009, p. 174.
(2) La lotta politica sarà pure utile sul piano fisico, ma è del tutto inutile su quello metafisico, sembra dire l'autore con una mossa quasi pascaliana (priva, innestata com'è su un lampante ateismo, di ogni via d'uscita...) non nuova al romanzo esistenzialista francese (soprattutto nella sua declinazione "nera"; si pensi, tanto per fare un esempio, al meraviglioso e tragico capolavoro maletiano La vie est dégueulasse).

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