Monday, January 25, 2010

Vilmos Kondor: Budapest Noir


“Come giornalista di cronaca nera di Az Est, conosceva i mille modi in cui la morte si manifesta molto meglio di quanto avrebbe voluto. Domestiche che si avvelenano con i fiammiferi, che si buttano sotto un tram, barbieri che fanno a pezzi le loro amanti, donne divorziate che si tagliano le vene con un rasoio, garzoni di bottega che si gettano dal ponte Francesco Giuseppe, impiegati gelosi che trafiggono le loro mogli con un coltello da macellaio, uomini d’affari che sparano ai loro concorrenti con un revolver – le possibilità sono infinite, e allo stesso tempo di una deprimente uniformità, poiché la fine è sempre la stessa.” (1)


Budapest, ottobre 1936. Il conservatore Gyula Gömbös è morto, e forse l’Ungheria dovrà rinunciare al sogno di affiancare Germania e Italia nel nascente asse Roma-Berlino. Intanto, mentre l’intera città si perde nei preparativi dei funerali di stato, e le spoglie del defunto primo ministro sono in arrivo da Monaco, Zsigmond Gordon, cronista di nera per il quotidiano “Az Est”, indaga sull’omicidio di una giovane sconosciuta trovata morta, priva di documenti ed effetti personali se non per un “mirjiam”, un piccolo libro di preghiere ebraiche femminili, nella zona malfamata posta all’incrocio tra via Nagydiófa e corso Rákóczi. Per gli uomini della polizia si tratta del semplice omicidio di una prostituta, ma Gordon vuole vederci chiaro: come e perché una giovane ebrea di buona famiglia si ritrova costretta a prostituirsi in una delle zone più squallide della città? Perché l’ispettore capo Vladimir Gellért, che pure nega di essere in possesso di informazioni sul caso, conservava, già prima che il cadavere venisse ritrovato, una foto della giovane vittima?
Aiutato dal nonno medico in pensione e ormai “inventore” di conserve e marmellate a tempo pieno, dall’innamoratissima, valente, illustratrice Krisztina, e dallo spericolato tassista Czöveck, Gordon si muove tra incontri di boxe illegali e quartieri malfamati, riunioni politiche clandestine, squallidi studi fotografici e bordelli di lusso, tra ambiente politico e “alta finanza”, nel tentativo di dipanare l’intricata matassa. Nel farlo, scoprirà che la Budapest di fine anni ’30, oscurata dall’ombra del nazismo, può essere ancora più pericolosa di quanto non lo fosse la natia America nell'era del proibizionismo…

Salutato dai critici come “il primo noir in lingua ungherese”, Budapest Noir, di Vilmos Kondor, è sicuramente il primo noir ungherese tradotto in italiano; la scelta (azzeccatissima) è dovuta alla romana E/o, da sempre in prima linea nella selezione e edizione di testi chiave delle letterature cosiddette “minori” o nascenti, e già responsabile della diffusione, in Italia, del concetto di “noir mediterraneo”.
Giustamente paragonato ai romanzi dell’hard boiled americano, il romanzo di Kondor –primo capitolo di una serie avente per protagonista Gömbös- richiama alla mente, per meccanica e ambientazioni, l’Hammett degli esordi (sarà forse per le pur brevi parentesi pugilistiche, che evocano il classico Piombo e sangue), stemperato con simpatici battibecchi, scene di coppia e interni da sophisticated comedy sullo stile di The thin man nella versione portata sugli schermi da W.S. Van Dyke (L’uomo ombra, 1934, con William Powell e Myrna Loy).
Anche la scelta dei personaggi, dal cronista di nera alla giovane di buona famiglia, dal poliziotto incorruttibile (e forse corrotto…) al titolare di un impero commerciale, è piacevolmente classica, ma i canoni del genere sono rinnovati con tutta la libertà del citazionismo contemporaneo.
Per quanto riguarda l’assunto di base, invece, Budapest Noir è più realista del re, e più hard boiled dell’hard boiled: non solo l’unico, indiscusso, “oggetto di valore” (in senso greimasiano, s’intende), è la verità, e dunque il compito del detective è “morale” (e non “punitivo” o giustizialista), ma la ricerca della “verità” si rivela inutile(2), impedendo al protagonista ogni riappacificazione (3).
Anche da un punto di vista sociale, il romanzo riprende la lezione dell’hard boiled, mettendo in scena un universo globalmente corrotto nel quale le fasce più elevate della popolazione, dal mondo della politica a quello della finanza, risultano brutali, immorali, disoneste, disumane come (o più) delle classi meno abbienti, e il riconoscimento dei punti di contatto tra malavita e alta società è essenziale per la soluzione del caso(4).
La ricostruzione storica, che non si ferma all’evocazione del momento politico molto particolare, ma pervade le descrizioni ambientali, ricche di particolari d’epoca, è fortemente realistica(5) e rafforza un’atmosfera già ben costruita.
La narrazione in terza persona con focalizzazione fissa e stile scarno, veloce, fortemente dialogico, confermano il gusto “classico” di un romanzo solido e retrò, scritto con la libertà e la sicurezza post-moderna, di chi sceglie di accostarsi a un genere ormai dissolto, per indagare con un "linguaggio d'epoca", un passato mai raccontato i cui punti di contatto con il presente sono assolutamente evidenti...

Il romanzo Budapest Noir, di Vilmos Kondor, è proposto ai lettori italiani da E/o.



(1)Vilmos Kondor, Budapest Noir, traduzione di Laura Sgarioto, E/o, Roma 2009, p. 18.
(2)Se non per quel collaterale effetto giustizialista, che, si è detto, al detective non interessava affatto.
(3) Tant’è vero che, sul finire del romanzo, l’amareggiato Gordon così si rivolge ad un giovane giornalista «Si ricordi che il suo compito è scrivere ciò che è successo […] Scoprire il perché non è affar suo». (Ivi, p. 263).
(4)L’esempio più noto e lampante di questa tendenza dell’hard boiled, che mette in crisi la normale, rigida distinzione sociale in gioco nel giallo classico (all’interno del quale, come è noto, solo aristocrazia e alta borghesia avevano diritto ad una rappresentazione attiva, e i personaggi d’estrazione popolare trovavano spazio, al più, come comprimari), rivelando la corruzione delle classi dirigenti, è probabilmente rintracciabile nel capolavoro chandleriano Il grande sonno. Questa scoperta, che oggi suona forse scontata e banale, è forse una delle maggiori conquiste dell’hard boiled.
(5)O almeno così sembra “a sensazione”, e gli editori ungheresi confermano: «Kondor è stato estremamente meticoloso nelle sue ricerche. Ha controllato ogni fatto, pescando da articoli e giornali contemporanei ai fatti narrati – si è spinto fino a includere dei passaggi di storie pubblicate all’epoca» (http://www.budapestnoir.hu/eng/edit.html, traduzione mia).

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