L- Matteo Righetto: Savana Padana
“Fa caldo!” Disse Berto con il tono di “Non rompere i ciglioni!”. Subito dopo si passò una mano tra i capelli e fece ritorno ai suoi pensieri, accennando un rapido segno della croce.
“Appunto perché fa caldo. Si può sapere, più o meno, dove siamo? Sai com’è: non vorrei morire di caldo a bordo di un camion frigorifero”.(1)
San Vito Oltrebrenta, profondo nord-est; un paese piccolo, “una chiesa, tre condomini e qualche villetta”(2), tagliato a metà da una strada lunga e dritta sulla quale si fronteggiano gli unici due bar, il “centrale” e “lo sport”. Niente che possa giustificare la presenza di due bande criminali, eppure, “con tutti i soldi che girano in veneto”, è proprio così che vanno le cose in città: da un lato i “tosi”, fauna autoctona, cinque indigeni bizzosi, vecchiotti, scalcagnati ma ancora temibili, alle dipendenze del “Bestia”, dall’altra tre cameriere cinesi e un rispettato boss, Chen, detto “il tigre”, coinvolto in qualche losco traffico.
In paese, grazie ad un accordo d’affari stipulato tra i capibanda e allo scarso impegno del partenopeo comandante Fetente, regna la pace, ma l’equilibrio faticosamente raggiunto è messo a dura prova dall’arrivo di una compagnia di sprovveduti zingari accorsi per i festeggiamenti di Sant’Antonio e introdottisi, ignari, nella casa del Bestia …
Breve, scorrevole, piacevolmente dialettale e sboccato, costruito come un unico esilarante inseguimento posto a metà strada tra il nuovo noir americano alla Lansdale e la commedia d’azione, tra il fumetto e la versione politicamente scorretta(3) dei cartoni animati di Tex Avery(4) (il tutto condito in salsa veneta: a che servono texas hold’em e Jack Daniels quando ci si può dedicare a briscola e grappini?), Savana Padana, esordio in nero di Matteo Righetto, già autore di libri per l’infanzia, testi teatrali ecc., e cofondatore del movimento “Sugarpulp”(5), fa il suo lavoro: intrattiene, e bene, a dispetto delle lamentate carenze di editing. Viene da chiedersi che cosa spinga chi sostiene il contrario a demolire un (sia pure “quasi”) esordiente con mezzucci simili; ma poi forse tanto vale liquidare le polemiche come farebbe “il Nane”, con un’alzata di spalle e un “Ah, povera Italia. Ormai z’è ‘ndà tuto ramengo”(6), tanto chi Savana Padana lo ha letto, sa quel che vale...
Il romanzo Savana Padana di Matteo Righetto è edito in Italia da Zona.
(1) Matteo Righetto, Savana Padana, Zona, Arezzo 2009, p. 5.
(2) Ivi, p. 9.
(3) Non nel finale a sorpresa che premia uno dei pochi “veri” emarginati dell’intera narrazione…
(4) Meravigliosi i brani nei quali i personaggi, presi nel loro folle inseguimento, attraversano la scena, entrano ed escono dalla pagina quasi sfiorandosi, ma senza mai incrociarsi (almeno fino al "botto" finale), proprio come capitava nei vecchi cartoni animati della MGM.
(5) Il manifesto Sugarpulp, che propone un’interessante riforma della letteratura italiana secondo il modello dialogo-azione-dialogo-azione (tipico del nuovo pulp americano) conciliato, però, con un recupero delle realtà locali, è leggibile su http://www.sugarpulp.it.
(6) Ivi, p. 119.
“Appunto perché fa caldo. Si può sapere, più o meno, dove siamo? Sai com’è: non vorrei morire di caldo a bordo di un camion frigorifero”.(1)
San Vito Oltrebrenta, profondo nord-est; un paese piccolo, “una chiesa, tre condomini e qualche villetta”(2), tagliato a metà da una strada lunga e dritta sulla quale si fronteggiano gli unici due bar, il “centrale” e “lo sport”. Niente che possa giustificare la presenza di due bande criminali, eppure, “con tutti i soldi che girano in veneto”, è proprio così che vanno le cose in città: da un lato i “tosi”, fauna autoctona, cinque indigeni bizzosi, vecchiotti, scalcagnati ma ancora temibili, alle dipendenze del “Bestia”, dall’altra tre cameriere cinesi e un rispettato boss, Chen, detto “il tigre”, coinvolto in qualche losco traffico.
In paese, grazie ad un accordo d’affari stipulato tra i capibanda e allo scarso impegno del partenopeo comandante Fetente, regna la pace, ma l’equilibrio faticosamente raggiunto è messo a dura prova dall’arrivo di una compagnia di sprovveduti zingari accorsi per i festeggiamenti di Sant’Antonio e introdottisi, ignari, nella casa del Bestia …
Breve, scorrevole, piacevolmente dialettale e sboccato, costruito come un unico esilarante inseguimento posto a metà strada tra il nuovo noir americano alla Lansdale e la commedia d’azione, tra il fumetto e la versione politicamente scorretta(3) dei cartoni animati di Tex Avery(4) (il tutto condito in salsa veneta: a che servono texas hold’em e Jack Daniels quando ci si può dedicare a briscola e grappini?), Savana Padana, esordio in nero di Matteo Righetto, già autore di libri per l’infanzia, testi teatrali ecc., e cofondatore del movimento “Sugarpulp”(5), fa il suo lavoro: intrattiene, e bene, a dispetto delle lamentate carenze di editing. Viene da chiedersi che cosa spinga chi sostiene il contrario a demolire un (sia pure “quasi”) esordiente con mezzucci simili; ma poi forse tanto vale liquidare le polemiche come farebbe “il Nane”, con un’alzata di spalle e un “Ah, povera Italia. Ormai z’è ‘ndà tuto ramengo”(6), tanto chi Savana Padana lo ha letto, sa quel che vale...
Il romanzo Savana Padana di Matteo Righetto è edito in Italia da Zona.
(1) Matteo Righetto, Savana Padana, Zona, Arezzo 2009, p. 5.
(2) Ivi, p. 9.
(3) Non nel finale a sorpresa che premia uno dei pochi “veri” emarginati dell’intera narrazione…
(4) Meravigliosi i brani nei quali i personaggi, presi nel loro folle inseguimento, attraversano la scena, entrano ed escono dalla pagina quasi sfiorandosi, ma senza mai incrociarsi (almeno fino al "botto" finale), proprio come capitava nei vecchi cartoni animati della MGM.
(5) Il manifesto Sugarpulp, che propone un’interessante riforma della letteratura italiana secondo il modello dialogo-azione-dialogo-azione (tipico del nuovo pulp americano) conciliato, però, con un recupero delle realtà locali, è leggibile su http://www.sugarpulp.it.
(6) Ivi, p. 119.
Labels: Commedia, Matteo Righetto, Pulp, Savana Padana, Sugarpulp, Veneto
1 Comments:
Belle recensione, mi è piaciuta molto l'idea di concentrare l'essenziale per non perdersi nei dettagli, che ritornano però nelle note.
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