Tuesday, May 18, 2010

Ferdinand Von Schirach: Un colpo di vento


“Il nostro diritto penale è un diritto che guarda alla colpa. Puniamo la colpevolezza di una persona, ci chiediamo in che misura possiamo ritenerla responsabile dei sui atti. È una cosa complicata. Nel Medioevo era più semplice, si puniva solo l'atto: a un ladro si mozzava la mano. Sempre. Non importava che avesse rubato per avidità o perché altrimenti sarebbe morto di fame. La condanna allora era una specie di aritmetica, per ogni reato esisteva una punizione predeterminata. Oggi il nostro diritto penale è più saggio, è più equo nei confronti della vita, ma è anche più difficile. Una rapina in banca non è sempre solo una rapina in banca.”(1)



Dopo quarant'anni di pacifica convivenza, un irreprensibile medico uccide la moglie a colpi d'ascia; l'“innocuo” furto di un'antica tazza giapponese rischia di trascinare gli ignari ladri in guai ben peggiori di quelli semplicemente legali; le grandi speranze di una promettente violoncellista crollano sotto il peso di un'imprevista tragedia familiare; un rozzo balordo libanese viene assolto per via della testimonianza dell'(apparentemente) ingenuo fratello minore; un importante uomo politico accusato di omicidio si salva grazie alla perspicacia del suo avvocato; l'aggravarsi delle crisi di un giovane affetto da schizofrenia paranoide richiama l'attenzione dei familiari sull'inspiegabile scomparsa di una coetanea...

Misteriosi killer “coperti” da importanti avvocati, aspiranti cannibali, rapinatori dal cuore d'oro e custodi resi folli dalla ossessiva contemplazione di opere d'arte classica, giovani disposti -per amore- a liberarsi dei cadaveri di uomini morti per cause naturali, benevole prostitute assassinate, vecchi mafiosi giapponesi, prestatori su pegno e donne fatali; c'è tutto questo, e molto di più, negli undici racconti che compongono “Un colpo di vento”, opera prima del penalista berlinese Ferdinand Von Schirach: un discreto numero di casi esemplari, incredibili (ma veri), crudi, violenti, commoventi, raccontati in prima persona, con stile da '“alto minimalismo” americano, prosa invidiabilmente lineare(2) e tono confidenziale.
Casi ambientati sullo sfondo appena abbozzato (con pochi tratti assolutamente efficaci) di una Germania contemporanea lei cui metropoli non sembrano poi così lontane dalle nostre, e attraversati da un campionario di personaggi psicologicamente perfetti, più o meno colpevoli, ma trattati con un'“umanità”, un'empatia tale da costringere il lettore a rivedere il suo concetto di "colpa", troppo spesso segnato da un facile giustizialismo di ascendenza massmediatica.
E anche se l'autore rivendica per i suoi racconti un ruolo di puro "intrattenimento"(3), è proprio per l'aria di umanità, di "tolleranza" e "comprensione" che permeano tutta l'opera, per via di quella morale illuminista che si traduce in una forma di anacronistico garantismo, che speriamo che "Un colpo di vento" sia destinato ad avere, sul pubblico, un'influenza maggiore di quella generalmente esercitata dai comuni "casi letterari".



(1)Ferdinand Von Schirach, “Un colpo di vento”, Longanesi, Milano 2010, p. 236, traduzione di Irene Abigail Piccinini.
(2)E, d'altra, parte, l'autore non fa mistero di “ammirare molto” autori come Raymond Carver e Richard Ford, che non considera “modelli”, solo perché non crede che uno stile “possa essere copiato” (si veda l'intervista a me rilasciata, in uscita sul numero di giugno di “MilanoNera Mag”).
(3)Ma, nel farlo, cita un autore come Thomas Mann (si veda la già citata intervista per MilanoNera), ricollegandosi, così, a una tradizione tutt'altro che "disimpegnata"...

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