Monday, February 25, 2008

L- Carson McCullers: Il cuore è un cacciatore solitario

1938; la vita in un’imprecisata cittadina dello stato della Georgia scorre monotona ed immutabile; gli abitanti, distrutti dalla grande depressione (i bianchi), o ancora legati ad una condizione di semi-schiavitù (i neri), non hanno, per cambiare la propria condizione di vita, che la morte o la fuga, ed i rapporti umani sono quasi nulli; poi, nel vuoto comunicativo assoluto, emerge la figura di un tranquillo orefice sordomuto (1), il signor Singer, in grado di accogliere con un sorriso paziente e comprensivo le confidenze dei compaesani…

Iniziato nel 1938 per partecipare al concorso letterario Houghton Mifflin con il titolo “The Mute”, ultimato nel 1939 (l’autrice aveva solo 23 anni), e poi edito nel 1940 con il titolo di “The heart is a lonely hunter”, Il romanzo riporta un anno di vita di una piccola città del sud, filtrato attraverso gli occhi di quattro personaggi (il barista Biff Brannon, rimasto vedovo e forse innamorato di una ragazzina, il dottor Copeland, marxista e incompreso anticipatore del movimento per i diritti dei neri, la giovane Mick Kelly(2), e l’irascibile vagabondo rivoluzionario Jack Blount) che stringono amicizia con il Signor Singer.
Costretti ad una condizione esistenziale difficilmente sopportabile, feriti dalla solitudine, ma assolutamente incapaci di sottrarvisi, i quattro protagonisti/narratori del romanzo sfogano con il signor Singer il loro bisogno di raccontare, ma il loro dialogare “a senso unico” (ed il fatto che ognuno di loro si trovi a suo agio solo parlando con un sordomuto), non fa che rendere ancora più palpabile e reale l’incomunicabilità regnante.

Nata Lula Carson Smith a Columbus, Georgia, nel 1917, aspirante concertista poi passata alla letteratura, segnata da una biografia tormentata(3), amica di W.H.Auden, Paul Bowles e Tennessee Williams, Carson McCullers è, insieme a Flannery O’Connor, una delle grandi protagoniste della letteratura gotica americana(4). Inscrivibile nella tradizione letteraria del sud di Faulkner (del quale però non sposa lo stile sperimentale e ricercato, utilizzando invece dialoghi improntati ad un rigido realismo e descrizioni minimaliste che cedono il passo, talvolta, alla poesia degli ambienti e degli spazi aperti(5)) e di Caldwell (6), l’autrice ha saputo trattare i temi della solitudine (quella solitudine metafisica dei pensieri di Pascal, che rischia di colpire l’uomo anche nel bel mezzo di una folla…), della malattia (assunta come simbolo dell’insuperabile limite di ogni uomo, oltre che come menomazione reale), della difficoltà del conferimento di senso al reale (quel senso che ogni uomo può dare alla propria vita solo grazie al rapporto con l’altro e che, essendo questo rapporto negato, non può in nessun modo essere prodotto…) con rara sensibilità e gusto.

Dal romanzo "il cuore è un cacciatore solitario" di Carson McCullers è stato tratto l'omonimo film diretto da Robert Ellis Miller ed interpretato da Alan Arkin e Sondra Locke.

Il romanzo “Il cuore è un cacciatore solitario” è stato recentemente ripubblicato da Einaudi (collana Stile libero) nell’ambito della riedizione dell’opera completa di Carson McCullers.




(1) Contrariamente alle affermazioni di alcuni recensori, Singer non è orologiaio, ma “incisore in argento” ( C.McCullers, Il cuore è un cacciatore solitario, Einaudi, Stile libero, Torino 2008, pg. 5); a riparare orologi è invece il padre di Mick Kelly, alter ego dell’autrice…

(2) quattordicenne aspirante concertista costretta ad impiegarsi in un supermercato, Mick Kelly rappresenta l’adolescenziale (ma sacrosanto) rifiuto del lavoro, il dissidio tra arte e routine, tra vita e necessità; il tema della missione tradita ed incompiuta si estende poi anche ad altri personaggi (es. il compito politico di Blount, quello religioso del vecchio predicatore Simmons, i doveri di Copeland nei confronti dei neri dello stato e della provincia)…

(3) L’autrice soffrì in vita di precoci febbri reumatiche e, a partire dall’età di trent’anni, fu tormentata da una serie ictus che la lasciarono semi paralizzata e quasi cieca.

(4) Secondo le dichiarazioni di Tennessee Williams (nell’introduzione a “Reflections in a Golden Eye” di Carson McCullers), la caratteristica fondamentale delle scrittrici della scuola gotica americana (Flannery O'Connor, Katherine Anne Porter,Eudora Welty oltre, ovviamente, all’autrice di “Il cuore è un cacciatore solitario”), era il senso, l’ intuito che le portava ad osservare gli aspetti terrificanti soggiacenti alla società moderna.

(5) Lo spazio (quotidianamente antropomorfizzato, anche in contesti non-letterari) assurge spesso a cifra, allusione o simbolo del sentimento dei personaggi.

(6) La McCullers è comunque molto lontana dalla violenza della narrativa di Caldwell; la violenza in“Il cuore è un cacciatore solitario” è una minaccia incombente, nascosta dietro usi e convenzioni,per quanto sempre pronta ad esplodere (es. in una rissa tra bianchi e neri al luna park, o nei corridoi di un tribunale dove uno sceriffo razzista è pronto a malmenare ed arrestare un vecchio nero gravemente malato ecc…)

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Saturday, February 23, 2008

M- Willy Deville: Pistola


Il brano "So So Real" dall'album "Pistola" di Willy Deville, nei negozi da metà febbraio.

Il nome di Willy Deville non dice nulla alla gran parte degli ascoltatori medi italiani; fortunatamente non è così all’estero.
Willy Deville, portoricano, ignoto autore del brano salsa “Demasiado corazon” (fischiettato, inquanto sigla dello show televisivo “Zelig”, da migliaia di ignari telespettatori), in circolazione dalla fine degli anni ’70 con la band “Mink deville” (in equilibrio tra punk e rockabilly, ma anche chiaramente influenzata dal sound blues urbano e rhythm'n'blues dei tardi anni ‘50), scioltasi a metà degli anni ’80, rientrato in sala di registrazione come solista nell’ 1987 (con l’album “Miracle”, prodotto da Mark Knopfler), passato attraverso la diffusione dell’elettronica (ma poi tornato ad arrangiamenti semplicemente elettrici con strumenti saturi e spesso poco effettati), premiato con il prestigioso “Premio Tenco” nel 2006, è un artista capace di re-inventare (con la complicità di Dr. John, Allen Toussaint ecc.) la musica di New Orleans o di lanciarsi in strane ibridazioni tra generi diversi…
A trent’anni dal debutto il cantante ha mantenuto stile e look, allure da motociclista ribelle e temperamento da nuovo romantico, abbigliamento da pirata spagnolo o da nativo americano (come per il meraviglioso album “Crow Jane Alley” del 2004 …).
A trent’anni dal debutto, Deville, rimasto spesso ai margini del mercato discografico, non ha perso la voce rauca alla quale siamo affezionati, ed è ancora in grado di miscelare a piacere influenze funky, roots, blues, R&B, southern rock, atmosfere tex-mex o western ed il sound tipico del cajun per creare canzoni e ballate artigianali, scritte e suonate con cura, degne di attenzione in un epoca dominata dalla musica fatta a macchina.

Da segnalare, in un disco di qualità mediamente molto alta, almeno la splendida “I remember the first time” e la nostalgica “The band played on”, dedicata alla scomparsa New Orleans.

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Tuesday, February 19, 2008

L-Léo Malet: Febbre nel marais

Non avendo sentito alcun rumore quando avevo origliato alla porta e nemmeno quando ero entrato in quelle rovine abbandonate, avevo messo una croce su Maurice Badoux.E una croce, al camposanto, era proprio quello che lo aspettava.(1)


Tempi duri per l’agenzia investigativa Fiat Lux, tanto che il titolare, l’inossidabile Nestor Burma, si vede costretto ad andare in visita al vecchio Cabirol, prestatore su pegno.
Entrato nell’appartamento il detective trova l’usuraio steso a terra con le labbra sporche di rossetto ed un tagliacarte piantato nel petto. Un vago profumo femminile aleggia nella stanza, il dolce profumo di un’avvenente biondina incontrata (ed urtata) lungo le scale del palazzo…
Tutt’altro che intenzionato a chiamare la polizia, Burma fruga l’appartamento di Cabirol in cerca di chiarimenti (e magari anche di contanti), ma una manganellata ben somministrata lo costringe ad un’oretta di inattività.
Ripresosi dalla botta il detective lascia il palazzo, ma la curiosità ha avuto la meglio, e, pur senza cliente pagante, decide di occuparsi del caso, tanto più che c’è da mettersi sulle tracce di una graziosa biondina…

Ironico e surreale come di consueto (e, come di consueto, pronto ad evocare, con l’aiuto e la suggestione della geografia dei luoghi(2), una galleria di personaggi incredibili…), Léo Malet porta alla luce, in ogni capitolo della meravigliosa serie, aspetti ignoti della personalità del suo splendido protagonista (questa volta ci troviamo di fronte un Burma quasi trasformato in ladro dalla necessità, ed in lotta contro tentazioni vendicative).

Il romanzo “Febbre nel Marais” di Léo Malet è edito in Italia da Fazi.



(1)Febbre nel Marais, pg. 113

(2) In questo caso, ad esempio, l’ambiente del III arrondissement, il marais ricco di storia, suggerisce l’inserimento del giovane Maurice, studente e cacciatore di tesori…

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Wednesday, February 13, 2008

L- Gianrico Carofiglio: Il passato è una terra straniera

Bari, fine anni ’80; Giorgio è un brillante studente di giurisprudenza di buona famiglia borghese. Sempre impegnato negli studi e fidanzato con la bella Giulia, il ragazzo conduce una vita regolare e monotona, finchè il coetaneo Francesco, misterioso ed affascinante giocatore di carte e donnaiolo conosciuto per caso ad una festa, lo introduce nel mondo del poker e delle bische clandestine.Il rendimento scolastico di Giorgio ed i rapporti con familiari e fidanzata crollano sotto i colpi della nuova immoralità indotta da Francesco, maestro d’autoindulgenza oltre che di carte, ma l’amicizia tra i due sembra aver messo lo studente in una posizione ben più rischiosa…


Gianrico Carofiglio, sostituto procuratore antimafia a Bari, padre dell’avvocato Guerrieri (recentemente approdato in televisione in una fortunata mini-serie composta dai due episodi “Testimone inconsapevole” e “Ad occhi chiusi” (1) interpretati da Emilio Solfrizzi e diretti da Alberto Sironi (già regista di “il commissario montalbano” )), autore (con la complicità del fratello Francesco) del fumetto “Cacciatori nelle tenebre”, lascia il personaggio di Guerrieri per seguire la vocazione introspettiva (sempre riemergente anche nelle tre opere più note) ed adottare la forma del romanzo di formazione; abituato, da buon autore di legal-thriller, a portare in primo piano l’aspetto morale dell’intreccio e sottolineare il momento e la possibilità della scelta da parte dei personaggi, Carofiglio crea un nuovo protagonista insicuro ma ligio al dovere (fino ad un certo punto), pronto a riscopre l’inutilità del lusso standosene seduto su una costosa BMW (nel caso di Guerrieri era forse una Mercedes), o il dolore per l’aver tradito nella forma acuta della mattina dopo, produce dunque un secondo Guerrieri e (azzarderemo) un terzo se stesso, più giovane di una ventina d’anni.

Costruito con una meccanica semplicissima, che qua e là sembra sottoposta alle regole di una psicologia piuttosto spicciola, “Il passato è una terra straniera” trae il suo valore dalla dimensione melanconica dei ricordi d’infanzia / giovinezza, rispetto alla quale la trama gialla è semplice pretesto.

Dal romanzo “Il passato è una terra straniera”, vincitore del premio Bancarella 2005, è stato tratto l’omonimo film diretto dal reatino Daniele Vicari (Velocità Massima, l’orizzonte degli eventi…) ed interpretato da Elio Germano, Michele Rondino e Chiara Caselli (Il gioco di Ripley, nonhosonno), in uscita prossimamente.

“Il passato è una terra straniera” di Gianrico Carofiglio è edito in Italia da Bur.


(1) I produttori hanno malauguratamente trascurato il terzo romanzo avente per protagonista Guerrieri, “Ragionevoli dubbi” (Sellerio), forse punto più alto della produzione di Carofiglio.

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Monday, February 04, 2008

L- Jean Patrick Manchette: Il caso N'gustro

Foto: Il terzomondista Mehdi Ben Barka

Henri Butron è il giovane disadattato e violento rampollo di una famiglia alto borghese di Rouen; cresciuto negli ambienti della destra nazionalista, reduce dalla guerra di Algeria (alla quale ha preso parte per levarsi dai guai, dietro consiglio di un ufficiale di polizia), rimasto orfano di entrambi i genitori, ma comunque restio a trovarsi un’occupazione, il giovane passa le sue giornate tra donne, bar, piccole truffe portate avanti con la complicità degli amici, e grandi spacconate.

Entrato in contatto con dei guerriglieri africani tramite la giovane comunista Anne, sedotta (nonostante le divergenze politiche) grazie alle collaudate pose da duro, Butron si ritrova guardia del corpo di ‘Ngustro, leader del movimento indipendentista dello Zimbabwe.
Servizi segreti e polizia sono decisi a eliminare il rivoluzionario, ma il ragazzo è convinto di poterlo salvare facendo leva sulla stampa…

Pubblicato nel 1971, ispirato al torbido "affaire Ben Barka" (1) (in seguito argomento di tre riduzioni cinematografiche(2)) Il caso ‘Ngustro propone una versione altamente verosimile dei vergognosi fatti del 1965.

Affidata alla voce narrante del folle protagonista Butron (incisa su nastri e riascoltata dai suoi carnefici), la narrazione, che non insinua mai, ma mostra e dichiara, permette all’autore di intrecciare al racconto intimo dalla psicologia perfettamente congegnata (ben testimoniata da dialoghi verissimi) una critica aperta e spietata (ma priva di moralismo) ad uno dei casi politici più loschi della Francia del secondo dopoguerra.

“Il caso ‘Ngustro” di Jean-Patrick Manchette è edito in Italia da Einaudi.

(1) Mehdi Ben Barka fu leader del movimento indipendentista marocchino, oppositore del re Mohammed V, fondatore del movimento terzomondista ecc.
Coinvolto nell’organizzazione della conferenza tricontinentale, Ben Barka scomparve il 29 ottobre 1965 a Parigi, sequestrato da due agenti della polizia francese. Il suo cadavere non fu mai ritrovato; secondo le dichiarazioni di Ahmed Bujari (agente della sicurezza marocchina) Barka fu trasporato fino al centro di detenzione clandestino di Dar Al-Muqri per essere poi sciolto nell’acido.
(2) “L’attentato” diretto nel 1972 da Yves Boisset (anche regista del film “Una donna da uccidere”, tratto dall’omonimo romanzo di Jean-Patrick Manchette), interpretato da Jeanne Seberg, Gian Maria Volonté, Michel Piccoli e Jean Louis Trintignant, “J'ai vu tuer Ben Barka” (2005) di Serge Le Péron e Sahid Smihi con Jean-Pierre Léaud, e “L’affaire Ben Barka” (2007) firmato per la televisione da Jean-Pierre Sinapi.

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